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News

Un ricordo di Fiorenzo Alfieri

Riceviamo dall’amico e prof. Tazio Brusasco, insegnante delle superiori a Settimo Torinese, ex presidente dell’Associazione Il Contesto Onlus ed ex dipendente dell’Accademia Albertina un ricordo di Fiorenzo Alfieri, insegnante elementare, fondatore, attivista del gruppo piemontese del Movimento di Cooperazione Educativa che per tanti anni ha guidato con rigore e passione il mondo culturale della nostra città.

Conoscere Fiorenzo Alfieri è stato un grande privilegio.

Lavoravo all’Accademia Albertina da oltre un lustro quando, un pomeriggio del 2013, giunse la notizia della sua possibile nomina alla presidenza. Aveva da poco terminato la seconda esperienza alla Cultura con Chiamparino e in quella veste lo avevo ammirato, come tutti i torinesi che avevano vissuto l’ebbrezza olimpica e le celebrazioni dei 150 anni dall’unità d’Italia. Immaginare che avrei potuto lavorare con una persona così mi aveva entusiasmato.

In quei giorni mi era tornata in mente una scena di pochi anni prima: in un gioco da tavola era richiesto di immaginare un personaggio famoso e farlo indovinare alla platea rispondendo solo sì o no alle domande. Un caso: io avevo scelto lui, un amico ci era arrivato.

E anche lui, poco dopo, era arrivato in Accademia, portando con sé La città che non c’era, il libro che aveva appena scritto sulla sua esperienza di amministratore e sugli anni che avevano cambiato Torino. Lo donò a me e a qualche collega.

In breve tempo nacque un feeling. Nonostante in Accademia ci fossero buoni rapporti umani, non avevo mai amato il mio lavoro amministrativo. Ma ora le cose cambiavano: lo affiancavo spesso e approfittavo di ogni occasione per un dialogo, un confronto, una spiegazione. E Fiorenzo non si negava, anzi gli piaceva raccontare. A me chiedere e ascoltare piaceva ancor di più. Pian piano iniziavo a esprimere le mie idee e sottoporle al suo vaglio, registravo giudizi e commenti sui quali meditavo a lungo e che talvolta risfoderavo nei confronti con altri, spesso dimentico dei diritti d’autore.  

Avevamo in ufficio una collega che generava un clima di tensione e conflitto con tutti. A seguito dell’ennesima questione, ebbi occasione di scrivere una lettera di rimostranze a nome di tutti i colleghi. Lui era il presidente da poco e noi potevamo finalmente avere un giudice imparziale! Era la mia occasione: mi impegnai per condensare in poche righe tutta la rabbia e, en passant, cercare di colpire il giudice con la prosa. In quei giorni era a Gressoney senza connessione: gliela lessi al telefono, col pathos di un attore a un provino importante. Non so se in quella occasione fu la sostanza o la forma, ma fummo ascoltati e ci sentimmo finalmente capiti.

Con i mesi intanto il nostro rapporto cresceva. Forse anche per fronteggiare la serie di eventi e iniziative che proponeva senza soluzione di continuità, mi aveva invitato nello staff, una lunga riunione settimanale nella quale si faceva il punto e ci si distribuivano attività e mansioni che sarebbero state verificate la settimana successiva. Il rispetto di questo appuntamento cadenzato era imperativo: “Io lavoro solo così, e le cose si fanno così!”. E poi, dopo una breve pausa, sorridendo aggiungeva sottile:”Conosci altri modi?”. No, ma intanto per me era strano sedermi al tavolo con i miei responsabili e dialogare con loro sulle scelte da pari a pari. Era inedito. Com’è giusto, avrebbero poi scelto loro, ma in quelle occasioni ognuno di noi poteva arricchire il dibattito e offrire idee, senza sentirsi inibito dalla mancanza di galloni sulla giacca. In quelle riunioni io e gli altri giovani colleghi abbiamo osservato un metodo, pur a costo di qualche calo ponderale: Alfieri era capace di lavorare senza alzarsi dal mattino al pomeriggio, e talvolta le riunioni si susseguivano senza pause. “Ma mangia?” ci chiedevamo ogni tanto. Grazie a lui però siamo cresciuti sentendoci sempre protetti e stimolati dall’indiscussa (indiscutibile!) superiorità culturale, esperienziale e operativa di Fiorenzo. Era una guida: era davanti ma la sentivi a fianco. 

Su questo mi soffermo: professionalmente mi ha cresciuto e formato come nessuno. Eppure non ricordo di essere mai stato sgridato in quegli anni. Se guardo indietro mi sembra incredibile, proprio non possibile. Ora che lavoro altrove e educo i miei figli mi rendo conto che io invece sgrido, impongo linee e non sempre sono maieutico. Lui lo era e quando non c’era tempo di esserlo era un motore. Tutt’altro che immobile. Grazie a lui quelli sono diventati anni formativi. 

Ma i miracoli non si possono fare né le vocazioni inventare e io, incoraggiato anche da lui, mi ero intanto messo a seguire i corsi per l’abilitazione all’insegnamento. Dopo oltre due anni il baricentro dei nostri discorsi si stava spostando dalla politica alla scuola, anche se capivo – e su questo lui insisteva – che i due mondi sono comunicanti. Ecco che si apriva un altro lato luminoso di Fiorenzo e con lui di Maria Teresa e della loro esperienza: la pedagogia. Che piacere sentir spiegare Vygotskij, Freinet, Piaget e Bruner da lui. E che bello capirli così, ricostruire e realizzare a posteriori il respiro, l’audacia, la bellezza delle attività che alle scuole elementari immaginavano e realizzavano per noi il mio maestro Angelo Petrosino e il direttore didattico Guido Piraccini anch’essi, con molti altri, membri del Movimento di Cooperazione Educativa che ha rivoluzionato la scuola pubblica in quegli anni (la nascita del tempo pieno!) e che era animato anche da Fiorenzo. A Torino, negli anni Ottanta, la mia generazione ha avuto una scuola sperimentale di grande qualità. E quando, da adulto, parlavo con i miei genitori di quelle scoperte, che bello realizzare quanti tra gli amici di famiglia avevano contribuito a pensare e strutturare quella didattica. E quanti lo ricordavano! Per ricalarsi in quelle atmosfere sperimentali consiglio la visione della serie Rai ‘Diario di un maestro’, pietra miliare per gli insegnanti d’allora ma ancora illuminante per noi. Indovinate chi me ne propose con perseveranza la visione.

I nostri discorsi e confronti continuavano in ufficio e, dopo il mio ingresso nella Scuola, al telefono e via mail, unendo ora l’educazione impartita tra i banchi a quella pensata per essere offerta alla società. Ecco di nuovo l’incastro perfetto dei due mondi: scuola e polis. Ecco l’assessore che mi spiega come la città debba offrire ai cittadini un sistema culturale diversificato e battente che li coinvolga lungo l’arco della vita intera e non solo in quello temporalmente ristretto della scuola. Agganciare i cittadini partendo dalla zona di sviluppo prossimale per alzare continuamente – mai abbassare! – il livello. Indimenticabile, oltre che istruttivo.

Fiorenzo era curiosissimo, ironico, riflessivo e veloce al contempo, tenace, profondo, un po’ narcisista e affettuosissimo. So bene che io l’ho frequentato solo per pochi anni e posso solo immaginare le emozioni di chi l’ha conosciuto per una vita. Ciononostante, sebbene sia consapevole che l’importanza che ho avuto nella sua vita non è paragonabile a quella che lui ha avuto nella mia, sento tuttavia di avere avuto con lui un rapporto privilegiato. Come d’altronde sentono tutti quelli che l’hanno conosciuto. Lui era capace anche di questo.

Ora siamo soli. E si sente. Mi mancheranno le telefonate, le mail lunghe, belle, istruttive, le incredibili cene natalizie (ogni piatto aveva la sua storia sapientemente narrata), le visioni teatrali dei processi al Carignano, le domande sul teatro e sulla lirica e poi sentirmi considerato, capito, protetto. Mi mancheranno l’interesse e la profondità di molte nostre discussioni e anche le riflessioni che, inevitabilmente, dopo ogni incontro, mi accompagnavano e roteavano nella mia testa fino a trovarvi sede. Mi mancherà inviargli le mie idee, consultarlo su alcune scelte – non solo professionali, sentire che c’era. 

Ora, come si evince dagli articoli apparsi sui giornali in questi giorni, tutti quelli che sono stati in parte cresciuti da lui ne portano il segno e sono certo riverseranno nella loro azione quotidiana parte di quella eredità. Non possono fare diversamente. Difenderanno certi assunti e adatteranno ai tempi che cambiano quelle idee e sensibilità che per natura e osmosi hanno sviluppato. Questa presenza diffusa è una delle eredità più grandi di Fiorenzo: chiunque si è giovato della sua conoscenza ha in sé una tessera più o meno grande del suo magistero. E se chiudo gli occhi e penso a Torino oggi, non è un caso che il segno della sua impronta si profili subito, e così continuerà a essere, figlio dell’unione di esperienze e insegnamenti che compongono un mosaico brulicante, vivido, energico di cui credo lui sarebbe orgoglioso e felice.

Addio Fiorenzo.

Tazio Brusasco

19 Gennaio 2021/0 Commenti/da Davide Mazzocco
News

Parole & Cinema: i primi tre appuntamenti del 2021

Il 20 gennaio torna Parole&Cinema, la rassegna dedicata dall’Associazione Museo Nazionale del Cinema (AMNC) alla presentazione di libri che raccontano la settima arte da ottiche diverse e variegate, per stili di scrittura e tematiche, punti di vista, esplicitamente o nei suoi rapporti con le altre arti e narrazioni e con gli aspetti sociali della contemporaneità. Gli autori dei volumi selezionati dialogheranno con il critico Edoardo Peretti dell’AMNC, e gli appuntamenti, per i motivi legati all’emergenza sanitaria, potranno essere seguiti in diretta on line sulla pagina facebook dell’AMNC. La speranza è di poterli recuperare dal vivo, in maniera tale anche da continuare il dialogo con le molteplici realtà socio-culturali del territorio che è stato fondamentale nelle prime tre edizioni dell’iniziativa.

Il primo appuntamento è in programma mercoledì 20 gennaio alle 18,00 con Nicola Cargnoni, autore di Bellocchio/Dreyer. Identificazione di una donna; le figure femminili(Falsopiano Edizioni, 2020), viaggio nella filmografia dei due grandi autori che nella rappresentazione delle figure femminili trovano punti di contatto. “Il cinema di Dreyer e Bellocchio – dichiara l’autore  –  è “fatto di corpi”, e l’uso della macchina da presa è quasi sempre rivolto a un pedinamento costante, assillante e insistente del corpo femminile, delle reazioni che provoca o desta, degli ingabbiamenti sociali a cui è sottoposto e della capacità che ha di cambiare i destini dei comprimari. Un uso “politico” che in Dreyer trova le radici di quello che sarà il costante lavoro di modellamento dei rapporti uomo/donna messo in scena da Bellocchio“.

Martedì 26 gennaio alle 17,00 sarà il turno di Paola Abenavoli autrice e di Terre Promosse. L’immagine delle regioni italiane nell’epoca delle Film Commission(Città del Sole Edizioni, 2020), un trattato sulla rappresentazione dei vari territori d’Italia che unisce la riflessione sull’industria all’analisi più strettamente critica e storiografica.”Partendo dal territorio si arriva all’industria, al turismo, ma partendo dal territorio  – dichiara l’autrice –  si può anche creare un linguaggio cinematografico nuovo, che da quel territorio, dalle sue particolarità, dalle sue caratteristiche, può trarre linfa e ispirazione, diventando unico esso stesso. Innovando”. Ad accompagnare Paola Abenavoli ci sarà anche Steve Della Casa, autore di un saggio, Presidente onorario dell’AMNC, conduttore di Hollywood Party ed ex Presidente della Film Commission Torino Piemonte.

Martedì 9 febbraio alle 18,00 il cinema si farà apparentemente da parte per lasciare spazio a scottanti urgenze sociali con Maurizio Veglio, avvocato specializzato in diritto dell’immigrazione e autore de La malapena. Sulla crisi della giustizia al tempo dei centri di trattenimento degli stranieri(SEB 27, 2020) in cui si documentano e denunciano le condizioni della detenzione amministrativa nei CPR. Verranno suggerite proposte e titoli di opere cinematografiche che hanno affrontato questo e altri aspetti interrelati come La vita che non CIE di Alexandra D’Onofrio; insieme a Edoardo Peretti interverrà Valentina Noya, progettista dell’AMNC e Direttrice del Festival LiberAzioni che attraverso la propria rete, a partire dall’Ufficio della Garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Città di Torino, negli ultimi mesi ha coordinato il supporto a detenuti ed ex detenuti in emergenza Covid-19 grazie a una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Produzioni dal Basso e il sostegno di Nova Coop e Mosaico Refugees. L’appuntamento è realizzato in collaborazione con il Centro Studi Sereno Regis.

“Il Cpr è territorio così inquinato da rendere ogni gesto di umanità sospetto. Un sorriso inatteso, la disponibilità all’ascolto, un consiglio non richiesto, la richiesta di una firma: tutto può nascondere un’insidia. L’ambiguità  – dichiara l’autore  –  permea questo luogo fino nelle fondamenta: lo straniero è segregato ma anche ospite, le celle di isolamento sono trasformate in un ospedaletto, mentre nel corridoio del Brunelleschi – qualche anno addietro – campeggiava la targa di un’improbabile area benessere, situata tra le stanze della questura e l’infermeria” .

La rassegna proseguirà tra febbraio e la primavera, sperando che ci si possa ritrovare dal vivo, con il viaggio tra cinema e filosofia condotto da Martina Puliatti a partire dal cinema di Cronenberg ne La rivoluzione interiore. Corpi senza organi nel cinema di David Cronenberg (Aracne Editore, 2020), con la riflessione sul rapporto tra Sciascia e il cinema di Ai Pochi felici. Leonardo Sciascia e le arti visive. Un caleidoscopio critico (Edizioni Caracol, 2020) di Giuseppe Cipolla e attraverso l’ultimo numero monografico di «Mondo Niovo 18/24 ft/s» curato da Micaela Veronesi dedicato a Cecilia Mangini, Premio Maria Adriana Prolo alla Carriera 2020.

Info: www.amnc.it – info@amnc.it – pagina facebook dell’AMNC – 3475646645

15 Gennaio 2021/0 Commenti/da Davide Mazzocco
News

I migliori film del 2020 secondo l’AMNC

Eccoci arrivati alla fine di questo tormentato 2020. Mai come quest’anno la sommatoria delle top five dei soci di AMNC ha dato un risultato così eterogeneo e frammentato. Ha vinto Ken Loach e anche questo è un dato sorprendente visto che SORRY WE MISSED YOU è uscito nei primi giorni dell’anno ma è rimasto nel cuore dei votanti per ben dodici mesi.

Vi avevamo detto che le sorprese non sarebbero mancate e, infatti, al secondo posto troviamo un documentario girato in prospettiva canina. Sul terzo gradino del podio sei film che sono stati giudicati i migliori da altrettanti votanti. Con la speranza di poter tornare presto in sala ecco a voi il meglio degli ultimi dodici mesi.

CLASSIFICA 2020

1) SORRY WE MISSED YOU di Ken Loach 10 punti

2) LOS REYES di di Iván Osnovikoff, Bettina Perut  9 punti

3) VOLEVO NASCONDERMI di Giorgio Diritti, LE STRADE DEL MALE di Antonio Campos, A METAMORFOSE DOS PASSAROS di Catarina Vasconcelos, EMA di di Pablo Larraín, IMPREVISTI DIGITALI di Benoît Delépine e Gustave Kervern e DIAMANTI GREZZI di Josh e Benny Safdie 6 punti

9)  MILA di Christos Nikou, WILDFIRE di Cathy Brady, THE ROSSELLINIS di Alessandro Rossellini, THE WOMAN WHO RUN di Hong Sang-soo, THE FOUNDATION PIT di Andrey Gryazev, THE HATER di Jan Komasa, CENIZA NEGRA di Sofia Quiros, UNDINE – UN AMORE PER SEMPRE di Christian Petzold e ON A CLEAR DAY YOU CAN SEE THE REVOLUTION FROM HERE di Emma Charles, Ben Evans James 4 punti

18) COME EL CIELO DESPUES DE LLOVER di Mercedes Gaviria, DICK JOHNSON IS DEAD di Kirsten Johnson, DAYS di Tsai Ming-Liang, A HERDADE di Tiago Guedes, L’UOMO INVISIBILE di Leigh Whannell, GUERRA E PACE di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti 3 punti

24) THE SPECIALS di Olivier Nakache, Eric Toledano, FIRST COW DI Kelly Reichardt, CASA DE ANTIGUEDADES di João Paulo Miranda Maria, HOPPER/WELLES di Orson Welles, Filip Jan Rymsza, Bob Murawski, CITY HALL di Frederick Wiseman, LA CORDIGLIERA DEI SOGNI di Patricio Guzmán, WOLFALKERS – IL POPOLO DEI LUPI di Tomm Moore e Ross Stewart 2 punti

31) LE SORELLE MACALUSO di Emma Dante, DAVID ATTENBOUROUGH: A LIFE ON OOUR PLANET di  Jonathan Hughes, SELVA TRAGICA di Yulene Olaizola, SAMP di Flavia Mastrella e Antonio Rezza, THE WASTELAND di Ahmad Bahrami, IN UN FUTURO APRILE – IL GIOVANE PASOLINI di Federico Savonitto, Francesco Costabile, IL CASO BRAIBANTI di Carmen Giardina e Massimiliano Palmese e THE CAVE di Feras Fayyad 1 punto

LE TOP FIVE DEI SINGOLI VOTANTI

Marco Mastino

1) A METAMOFOSE DOS PASSAROS di Catarina Vasconcelos

2) ON A CLEAR DAY YOU CAN SEE THE REVOLUTION FROM HERE di Emma Charles, Ben Evans James

3) COMO EL CIELO DESPUES DE LLOVER di Mercedes Gaviria

4) THE SPECIALS di Olivier Nakache, Eric Toledano

5) LE SORELLE MACALUSO di Emma Dante

Davide Mazzocco

1) EMA di Pablo Larraín

2) CENIZA NEGRA di Sofia Quiros

3) A HERDADE di Tiago Guedes

4) LA CORDIGLIERA DEI SOGNI di Patricio Guzmán

5) THE CAVE di Feras Fayyad

Valentina Noya

1) LOS REYES di di Iván Osnovikoff, Bettina Perut

2) MILA di Christos Nikou pari merito con WILDFIRE di Cathy Brady

4) THE ROSSELLINIS di Alessandro Rossellini

5) CASA DE ANTIGUEDADES di João Paulo Miranda Maria pari merito con SELVA TRAGICA di Yulene Olaizola

Silvia Nugara e Claudio Panella

1) SORRY WE MISSED YOU di Ken Loach ed EFFACER L’HISTORIQUE di Benoît Delépine e Gustave Kervern

2) THE WOMAN WHO RUN di Hong Sang-soo e THE FOUNDATION PIT di Andrey Gryazev

3) DAYS di Tsai Ming-Liang e GUERRA E PACE di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti

4) HOPPER/WELLES di Orson Welles, Filip Jan Rymsza e Bob Murawski e CITY HALL di Frederick Wiseman

5) SAMP di Flavia Mastrella e Antonio Rezza e THE WASTELAND di Ahmad Bahrami

Edoardo Peretti

1) UNCUT GEMS di Josh e Benny Safdie

2) UNDINE – UN AMORE PER SEMPRE di Christian Petzold

3) L’UOMO INVISIBILE di Leigh Whannell

4) WOLFALKERS – IL POPOLO DEI LUPI di Tomm Moore e Ross Stewart

5) CASA DE ANTIGUIDADES di Joao Paulo Miranda Maria

Vittorio Sclaverani

1) VOLEVO NASCONDERMI di Giorgio Diritti

2) SORRY WE MISSED YOU DI Ken Loach

3) LOS REYES di di Iván Osnovikoff e Bettina Perut

4) THE ROSSELLINIS di Alessandro Rossellini

5) IN UN FUTURO APRILE – IL GIOVANE PASOLINI Di Federico Savonitto, Francesco Costabile ex aequo con IL CASO BRAIBANTI di Carmen Giardina e Massimiliano Palmese

Milad Tangshir

1) LE STRADE DEL MALE di Antonio Campos

2) THE HATER di Jan Komasa

3) DICK JOHNSON IS DEAD di Kirsten Johnson

4) FIRST COW di Kelly Reichardt

5) DAVID ATTENBOUROGH: A LIFE ON OUR PLANET di Jonathan Hughes

PRECEDENTI EDIZIONI

2019 – BURNING di Chang-dong Lee

2018 – LA CASA SUL MARE di Robert Guediguian ex aequo con CORPO E ANIMA di Ildikó Enyedi

27 Dicembre 2020/0 Commenti/da Davide Mazzocco
News

In memoria di Claudio Meloni

Sono giorni molto tristi per il cinema torinese. Qualche giorno fa se n’è andato il direttore della fotografia Claudio Meloni che viene qui ricordato dalla regista Marilena Moretti.

“A Torino se ti occupavi di cinema non potevi non conoscere Claudio Meloni. Lui a Torino era il cinema. Credo non ci sia video maker, film maker, direttore della fotografia, operatore, aiuto operatore, assistente alla macchina da presa, organizzatore, direttore di produzione, regista, elettricista, macchinista, ecc. ecc. che non abbia avuto a che fare con lui.

Era il 1990 quando ho girato il mio primo (e ultimo) cortometraggio di finzione, in pellicola 16 mm. La produzione era di Ipotesi Cinema – la scuola di cinema di Ermanno Olmi – per Rai Uno. Una storia di ragazzi di barriera, in un frammento della loro vita, un giorno e una notte. Il titolo Ritratto di Leo, durata 11 minuti. Ho dovuto mettere in piedi una troupe cinematografica vera e propria. Per la fotografia non ho avuto dubbi: volevo il maestro. Mi avevano detto: “Fai attenzione, ha un brutto carattere. Per una donna può risultare un po’ pesante, ha un umorismo greve”. Vero niente. Fin da subito ho trovato in lui un professionista disponibile, premuroso, generoso. Certo, le sue battute erano taglienti. Ma si capiva benissimo che era un burbero benefico. Nelle pause dava il meglio di sé, come intrattenitore: era una miniera di aneddoti, di battute, la sua ironia non risparmiava nessuno. Era divertimento puro.

Abbiamo legato subito. Lui ha capito che non solo mi fidavo di lui, ma mi affidavo. Ero una principiante, consapevole dei miei limiti. Avevo già dieci anni di televisione alle spalle, ma un conto è la tv, un altro è il cinema. E si è dimostrato un amico straordinario. Non mi ha mai fatto pesare la mia inadeguatezza. Perché a lui non interessava primeggiare, tirarsela, a lui stava a cuore il film, lavorare al meglio per la riuscita del progetto. L’atteggiamento di disponibilità che Sidney Lumet chiamava “fare lo stesso film”, andare nella stessa direzione.

Ad esempio, la produzione prevedeva una sola settimana di riprese, e lui – per essere sicuro di portare a casa il risultato – fin dall’inizio si è seduto al tavolo con me a leggere la sceneggiatura e preparare il piano di lavorazione, anche se non era suo compito. Così come la sera, finito di girare, anziché andarsene a casa, si fermava a discutere con me le riprese del giorno dopo e decidere le inquadrature, dove mettere la macchina da presa, i movimenti di macchina, ecc.

Avere un sostegno del genere, una totale collaborazione da parte del direttore della fotografia, è il sogno di ogni regista, soprattutto per un regista alle prime armi. Dà il senso di sicurezza necessario per affrontare bene il lavoro, senza tensioni. Chiunque abbia girato con lui sa di che cosa parlo.

Amava lavorare con i suoi professionisti di fiducia, in quell’occasione con il fido Giovanni Gebbia come operatore, altro grande professionista del cinema che ha iniziato da Torino per affermarsi a livello nazionale e non solo, uno dei primi ad utilizzare la steadycam in Italia.

Io confesso che avevo un certo timore a salire sul trespolo per guardare l’inquadratura nel mirino dell’Arriflex, non riuscivo a prendermi sul serio, non ero né Antonioni né Bertolucci. Eppure mai una volta Claudio ha fatto battute pesanti sulla mia inadeguatezza. Al massimo dell’ironia. Sapeva essere indulgente. Non sempre e non con tutti, se si arrabbiava era meglio non contraddirlo. Il punto non era che voleva avere sempre ragione, il punto era che aveva (quasi) sempre ragione.

Una sola volta ci trovammo a discutere su una ripresa, come girare la scena finale. Io volevo posizionare la mdp in un posto, lui in un altro, o forse io volevo un carrello in un certo modo, lui in un altro, non mi ricordo. Ricordo però bene che sul set, al momento di girare, lui mi era venuto vicino e sottovoce mi aveva detto: “Sai Marilé che c’avevi ragione. Mi tocca darti ragione. Ma non te ne approfittare”.

A quel testone ho voluto bene davvero. E sono felice di averglielo detto l’ultima volta che ci siamo visti, a casa sua, con i suoi amati gatti. Purtroppo un bel po’ di tempo fa”.

20 Dicembre 2020/0 Commenti/da Davide Mazzocco
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Addio a Leonardo Mosso, fra i fondatori dell’Associazione Museo del Cinema

Purtroppo questa mattina ci ha lasciato Leonardo Mosso, architetto e artista, socio fondatore dell’Associazione Museo del Cinema il 7 luglio 1953, collaboratore fondamentale di Maria Adriana Prolo, promotore del Centro studi di Architettura programmata e di Cibernetica ambientale, curatore l’Istituto Alvar Aalto e il Museo di Architettura Arti applicate e Design. Sempre vicino con entusiasmo alle attività del nuovo corso dell’AMNC vogliamo ricordarlo con un’intervista concessa a Caterina Taricano, Matteo Pollone e Vittorio Sclaverani nel 2016 pubblicata sul numero 98 di “Mondo Niovo 18-24 ft/s” dove ci raccontò le sue due grandi passioni: l’architettura e il cinema.

“Tutte le forme d’arte hanno una corrispondenza l’una con l’altra e in particolare il cinema con l’architettura. Sia il cinema che l’architettura non sono arti della contemplazione fissa bensì riguardano il movimento, il flusso vitale. Un’opera d’arte architettonica non si può contemplare come se fosse un quadro e così anche il cinema: entrambe si rivolgono al corpo e alla mente dell’osservatore. Andare al cinema, vedere il film in uno spazio adeguato diventa
un’esperienza magica.

Leonardo Mosso con Alvar Alto nel 1966

Ero molto interessato, da giovane, agli spazi umanistici dell’architettura, cioè a uno spazio a misura d’uomo che doveva essere un luogo sereno per le persone. Avevo letto un libro di Sigfried Giedion, importantissimo per tutti i nostri coetanei, dal titolo “Spazio, Tempo e Architettura”. È grazie a quel libro che mi sono innamorato dell’opera di Alvar Aalto e ho deciso di partire per la Finlandia. Da quando avevo vent’anni, ero abituato ad andare in vacanza all’estero, in Svezia e in Inghilterra, e quindi appena ho letto di questo architetto, ho fatto le valigie e ho deciso di partire. Aalto non era solo un professionista, era un anticonformista e un poeta dell’architettura.Il Museo del Cinema è stato realizzato in tempi differenti, in una successione di scelte e di occasioni diverse. Siamo andati alla Mole (prima dell’allestimento a Palazzo Chiablese) dopo essere stati anche sotto le gradinate dello Stadio Comunale, un posto infernale perché in estate era caldissimo e d’inverno faceva molto freddo. Nell’immaginario torinese la Mole è un polo d’attrazione, sembra coniugarsi perfettamente alle immagini e alle forme dei primi esempi di cinema, sembra uno scenario fatto apposta per “Cabiria”. È molto scenografica. Gli edifici progettati da Antonelli erano case molto all’avanguardia, dove è possente il sistema di travi e pilastri mentre le parti cosiddette “di tamponamento” sono leggere. È una struttura a scheletro, per intenderci. È il principio costruttivo a essere all’avanguardia.

Leonardo Mosso insieme a Laura Castagno

Come architetto dell’Associazione del Museo del Cinema bisognava innanzitutto diffondere l’idea dell’urgenza di un Museo e, per farlo, ho organizzato tante mostre sia in Italia che all’estero con le immagini delle macchine da presa e degli antichi sistemi di visione. Era un problema, allora, affermare che un Museo del Cinema fosse un museo necessario e, in quello, il mio ruolo credo sia stato importante anche quando è stata progettata la prima sede ufficiale a Palazzo Chiablese. Molti non ne capivano l’urgenza e si chiedevano che bisogno ci fosse di un museo quando si poteva tranquillamente andare al cinema e basta. A Palazzo Chiablese c’erano le inferriate disegnate da mio padre, con un nastro di pellicola che seguiva le forme della porta. Purtroppo, quando hanno fatto la ristrutturazione le hanno portate via.

La mia attrice preferita è Marilyn Monroe. I film della mia vita sono tanti, non so se riesco a sceglierne solo uno solo. Io e mia moglie siamo dei vecchi signori che hanno vissuto il dopoguerra, che è stato un periodo di grande esplosione artistica: lei, da bambina guardava i film di Esther Williams, con quei colori meravigliosi, oppure “Serenata a Vallechiara” con Sonja Henie che avevo anche conosciuto in occasione di una mia mostra a Oslo, all’interno di un museo finanziato da lei. Ci piaceva molto perché interpretava dei film allegri e a lieto fine.”

14 Dicembre 2020/0 Commenti/da Davide Mazzocco
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Addio ad Alfieri Canavero

Direttore della fotografia, operatore e regista, Alfieri Canavero, socio onorario dell’Associazione Museo Nazionale del Cinema, è scomparso lunedì 7 dicembre 2020 all’età di 93 anni. Lo ricordiamo con una sua testimonianza, pubblicata sul numero 78 di Mondo Niovo 18/24 ft-s nell’aprile del 2007.

“Sono “nato” alla FERT nel 1941 grazie a mio padre, che è stato uno dei primi tecnici del suono. All’inizio mi diedero un bastone con una calamita e la sera facevo il giro degli studi raccogliendo tutti i chiodi storti per raddrizzarli, dato che servivano il mattino dopo per allestire le scene. Ho poi avuto la fortuna, durante il periodo della guerra, di stare sempre negli studi e ho imparato tutto dal macchinista, dall’elettricista, dal montatore, dal proiezionista, dal fonico… sono così diventato il primo assistente operatore, quello che caricava con la pellicola le macchine da presa. Per quanto riguarda “Fuga in Francia”, ricordo che mi chiamarono chiedendomi se me la sentissi di fare l’operatore e io decisi di provare, l’esperienza ce l’avevo… Iniziammo a Moncalieri, girando nella piazza. Ricordo che Mario Soldati si avvicinò a me e, sapendo che ero alle prime armi, mi disse: “Lavora tranquillo e se hai qualcosa da dire vieni da me che ti sarò sempre vicino”. Si girava senza avere molti soldi, con una troupe torinese composta da tecnici molto bravi ed esperti che riuscivano sempre a soddisfare tutte le richieste dell’architetto e del regista. Soldati si lamentava che per ragioni economiche non gli avessero dato la possibilità di andare a fare i sopralluoghi a Bardonecchia o in alta montagna per conoscere i posti e la gente. Del film infatti non era soddisfatto proprio per questo motivo. Non ho più avuto occasione di incontrare Soldati; a Moncalieri ho poi girato varie sequenze de “La pattuglia sperduta” di Pietro Nelli.”

Nella fotografia Canavero è sul set insieme a Oscar Navarro, attore e co-sceneggiatore de “La pattuglia sperduta” il primo lungometraggio prodotto dalla Vides di Franco Cristaldi.

12 Dicembre 2020/0 Commenti/da Davide Mazzocco
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Liberazioni in emergenza: votate su GivingTuesday

LiberAzioni è un progetto di laboratori artistici dentro e fuori dal carcere di Torino e un grande festival biennale. In collaborazione con una rete di realtà e il Garante delle persone private della libertà personale del Comune di Torino, l’AMNC ha avviato in primavera una prima campagna di raccolta fondi per fornire un domicilio ai detenuti scarcerati definitivamente e in cerca di una casa, impresa ancora più complessa in un periodo come quello attuale.Il progetto si occupa di identificare una sistemazione, sostenerla e avviare un percorso di accompagnamento per il reinserimento formativo e lavorativo degli ex detenuti insieme al supporto di legali, cooperative e housing sociali. Alla prima campagna hanno aderito testimonial del mondo dell’arte e dello spettacolo che hanno realizzato video per sostenere il crowdfunding e promuovere l’hashtag #iorestoincarcere, per sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto alla situazione dei detenuti durante l’emergenza Covid-19.Abbiamo deciso di condividere LiberAzioni in emergenza nell’ambito del GivingTuesday 2020 per cui vi chiediamo di esprimere un semplice voto QUI.

Intendiamo continuare a fornire assistenza a chi rimane dentro, a chi è tornato dentro dopo essere uscito solo per affrontare la malattia in solitudine o soggiornare in un reparto di terapia intensiva, a chi esce solo in un contesto sociale sempre più difficile che offre sempre meno opportunità, in una città come Torino, sempre più povera. Per il supporto alimentare grazie a Nova Coop saranno destinati 2.000 Euro di buoni spesa con il coordinamento dell’Ufficio della Garante dei diritti delle persone private della libertà della Città di Torino.

Vogliamo iniziare a dare assistenza ai bambini dell’ICAM, ossia il carcere per mamme e i loro figli che in questi mesi hanno difficoltà a frequentare la scuola, nonostante sia un loro diritto poter uscire ogni mattina. Vogliamo fornire il nostro appoggio a tutte le detenute e i detenuti che si sentono sempre più isolati e soli, a fronte della completa interruzione dei rapporti con il mondo esterno in questa fase di nuova ondata del virus. Aiutateci a portare un po’ di umanità in una parte della nostra società – il carcere – nascosta e fredda, dove basta veramente poco per ricreare un po’ di speranza e fiducia in se stessi e nel prossimo: questa è la base di ogni forma di riabilitazione a cui dovrebbe tendere il senso di ogni pena detentiva.

1 Dicembre 2020/0 Commenti/da Davide Mazzocco
News

Filmare la storia: il bando della 18esima edizione

L’Archivio nazionale cinematografico della Resistenza ha pubblicato sul suo sito il nuovo bando del concorso nazionale Filmare la storia giunto alla Diciottesima edizione. Destinato alle scuole di ogni ordine e grado, alle Università, agli enti e agli Istituti storici e culturali e ai videomaker, il concorso promuove lo studio della storia attraverso la realizzazione di opere audiovisive sui temi della storia del Novecento e della contemporaneità.


L’iscrizione al concorso è gratuita e le opere dovranno essere inviate entro il 31 marzo 2021. È un progetto Polo creativo inserito nel programma integrato delle attività didattiche del Polo del ‘900 ed è realizzato con il contributo del Mibact Direzione Generale Cinema. Il progetto si avvale del sostegno e della collaborazione di Film Commission Torino Piemonte, che rende disponibile un premio in denaro per ciascuna delle quattro categorie del premio “Filmare la Storia – Paolo Gobetti” e un riconoscimento per la nuova sezione “Il mondo da questo 2020” , dedicata alle narrazioni audiovisive in tempo di isolamento e post-isolamento causato dall’emergenza sanitaria, con attenzione ai temi della scuola, della salute e del lavoro.


La 18ma edizione di Filmare la storia si avvale anche della collaborazione dell’Istituto Luce che concederà ai vincitori l’utilizzo del proprio patrimonio filmico fino ad una durata massima di 5 minuti non a scopo commerciale. Sono confermati il Premio 25 aprile-Anpi, il Premio Città di Torino, il Premio Polo del ‘900 e il Premio Giuria Giovani. Il bando è disponibile su http://www.ancr.to.it/wp/filmare-la-storia-18-il-nuovo-bando/


Filmare la storia nasce nell’a.s. 2003/2004 e può contare su un archivio di 1500 opere audiovisive, un patrimonio filmico di sicuro interesse per la ricerca storica e per la didattica della storia. Per valorizzare le opere premiate l’Ancr in collaborazione con gli enti partner del Polo
del ‘900 ha realizzato nel corso delle ultime due edizioni, sei kit didattici che contengono materiali e strumenti di approfondimento storico e cinematografico sui temi affrontati dalle opere premiate. Sono disponibili gratuitamente sul sito del Polo del ‘900 nella sezione Servizi educativi/Scuola/Unità-kit didattici. Al fine di diffondere il bando e promuovere la realizzazione di opere audiovisive sui temi del concorso l’Archivio nazionale cinematografico della Resistenza ha organizzato un ciclo di webinar:

Lunedì 30/11
ore 17-17.30
Presentazione del bando a cura della direzione Filmare la storia

Lunedì 14/12
ore 17-18
Realizzare un film con materiali d’archivio, con Rossella Schillaci, regista

Martedì 15/12
ore 17-18
Realizzare l’intervista, con Rossella Schillaci, regista

Mercoledì 16/12
ore 17-18 oppure 18-19
Realizzare un video a distanza, con Asia Gandoglia, insegnante

Per partecipare è necessaria l’iscrizione. Il modulo è disponibile sul sito www.ancr.to.it

Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, via del Carmine 13, Torino, tel. 011 4380111, www.ancr.to.it – info@ancr.to.it – filmarelastoria@ancr.to.it

1 Dicembre 2020/0 Commenti/da Davide Mazzocco
News

Premio Maria Adriana Prolo 2020 a Cecilia Mangini: il video della cerimonia di consegna

“Un premio alla coerenza di una regista che stimola a entrare in empatia con gli ultimi e insegna la capacità e la possibilità di capire gli altri” con queste parole Micaela Veronesi, curatrice dell’ultimo numero di Mondo Niovo, ha commentato, insieme alla direttrice della rivista, Caterina Taricano, la scelta dell’Associazione Museo Nazionale del Cinema di assegnare a Cecilia Mangini il Premio Maria Adriana Prolo 2020.

Ecco il video della consegna del premio avvenuta in streaming nell’ambito della sesta giornata del Torino Film Festival 2020.  

Tutti i vincitori del Premio Maria Adriana Prolo

2002 Elio Pandolfi
2003 Lucia Bosè
2004 Ottavia Piccolo
2005 Manuel De Sica
2006 Ugo Gregoretti
2007 Giuliano Montaldo
2008 Massimo Scaglione
2009 Marco Bellocchio
2010 Giuseppe Bertolucci
2011 Roberto Herlitzka

2012 Daniele Segre
2013 Piera Degli Esposti
2014 Bruno Bozzetto
2015 Lorenza Mazzetti
2016 Costa-Gavras
2017 David Grieco
2018 Pietro Perotti e Giorgio Arlorio
2019 Lorenzo Ventavoli
2020 Cecilia Mangini

Dal 2003 al 2008 il premio è stato consegnato a Gavi, al Festival Internazionale AF Lavagnino – Sezione Cinema, in tutte le altre edizioni durante il Torino Film Festival.

25 Novembre 2020/0 Commenti/da Davide Mazzocco
News

Una risata vi con/vincerà: al TFF un convegno sul cinema comico

“Una risata vi con/vincerà” il convegno che festeggia i 10 anni del premio “gli occhiali di Gandhi” all’interno del TFF

Per festeggiare i 10 anni di vita del premio, in associazione con lo storico sponsor, Aurora, e il nuovo compagno di viaggio, la cooperativa vitivinicola Pertinace, la collaborazione dell’Associazione Nazionale Museo del Cinema, con il sostegno della VII Circoscrizione, del Convitto Nazionale Umberto I e della cooperativa Triciclo, il Centro Studi Sereno Regis, con il patrocinio del Torino Film Festival, organizza il primo convegno nazionale sulla relazione tra cinema e nonviolenza:

Una risata vi con/vincerà

Il cinema comico come strumento di risoluzione nonviolenta dei conflitti

Sabato 28 novembre, ore 16, in streaming su Youtube Live e Facebook Live

Conduce Emanuela Martini. Intervengono Mario Blaconà, Domenico De Gaetano, Erika Degortes, Steve della Casa, Roy Menarini, Pat Patfoort, Vittorio Sclaverani e con la partecipazione straordinaria di Bruno Bozzetto e Maurizio Nichetti.

Il convegno si terrà online, sui canali social del Centro Studi Sereno Regis, della Associazione Nazionale Museo del Cinema e dell’Agenda del Cinema a Torino

«Promuovere la nonviolenza nel cinema – afferma Enzo Ferrara, presidente del centro – aiuta a svelare nuovi mondi possibili, nuove strade per una possibile convivenza pacifica tra le società e tra umanità e natura».

Era il novembre 2011 e l’allora direttore del TFF, Gianni Amelio, accettò di portare all’interno del festival un premio nuovo: “gli occhiali di Gandhi”, un riconoscimento ai film che educano alla pace, che insegnano la trasformazione nonviolenta dei conflitti, che documentano conflitti e ingiustizie. Da allora sono passati dieci anni, e l’attenta direzione del Torino Film Festival ha sempre sostenuto il premio, ospitandolo di edizione in edizione.

Molti le personalità del mondo della cultura che hanno accettato di testimoniare l’importanza di questo premio innovativo, unico nel panorama cinematografico italiano: da Bruno Bozzetto a Werner Weick, Paolo Virzì, Moni Ovadia, Maurizio Nichetti, Daniele Gaglianone, Silvio Soldini, Claudia e Silvia Pinelli, Michelangelo Tallone, Stefano Grossi.

Il premio, nonostante le difficoltà per la pandemia, continua a essere occasione di formazione, una delle mission del Centro Studi Sereno Regis: ogni anno vengono formati all’analisi cinematografica 12 studenti del Convitto Nazionale Umberto I, che quest’anno parteciperanno all’organizzazione della quarta rassegna del cinema nonviolento, “gli occhiali di Gandhi 2021”.

12 Novembre 2020/0 Commenti/da Davide Mazzocco
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