Questa notte ci ha lasciato il nostro amico e filmmaker Corrado Iannelli; non è semplice raccontare una persona così eclettica, ironica e colta come Corrado che fin da subito ha intuito le opportunità del video principalmente per facilitare le relazioni umane e creare comunità. Negli anni Corrado ha lavorato in maniera generosa in differenti contesti come il mondo della scuola, in particolare la Parini, le periferie abitate dai nuovi cittadini, le piazze e gli spazi di detenzione riuscendo sempre a cogliere la speranza e la vitalità di chi vive ai margini. Corrado, spesso con la collaborazione di persone più giovani, ha documentato feste religiose, l’accoglienza dei migranti, manifestazioni culturali, scambi tra differenti lingue e tradizioni: il suo archivio e la sua esperienza rappresentano un patrimonio unico per la nostra città e ci lascia la responsabilità di continuare il suo percorso teso al dialogo con l’altro per continuare a costruire una memoria comune e condivisa.
Quando si parla di realtà virtuale, di questi tempi, si pensa quasi esclusivamente alle esperienze interattive offerte dai videogiochi VR. Esistono
invece vari progetti che utilizzano le nuove tecnologie di visione, sempre più
diffuse ed accessibili, per attività a sfondo sociale. Ne
è un esempio VR Free, documentario girato con riprese a 360
gradi all’interno della casa circondariale Lorusso e Cutugno di
Torino dal regista Milad Tangshir. Dal 21 al 24 maggio 2019,
presso l’Emergency infopoint di corso Valdocco a Torino, si potrà
indossare un visore e calarsi per qualche minuto nella realtà del carcere,
attraverso la visione di alcune sequenze del film. Alle serate saranno presenti
il regista e la produttrice Valentina Noya, che introdurranno la visione e
risponderanno alle curiosità del pubblico.
«Con
VR FREE vogliamo portare “fuori” gli spazi chiusi del carcere» spiega Milad
Tangshir. «Attraverso un’esperienza immersiva, emotiva e inedita si stimola
nello spettatore “libero” una consapevolezza maggiore delle condizioni di vita
e della realtà della detenzione, così vicina a noi eppure poco conosciuta.»
Girato
lo scorso autunno con la collaborazione di Stefano Sburlati (fotografia
e post produzione), VR Free è una vera e propria esperienza
multisensoriale con un impatto realistico molto forte, grazie anche
all’importante lavoro sull’audio condotto da Vito Martinelli.
La
realizzazione del documentario è parte di un progetto più ampio, beneficiario del contributo del bando Under35 Digital
Video Contest promosso da Film Commission Torino Piemonte, finalizzato ad aprire, attraverso il video,
una finestra di comunicazione tra il carcere e il mondo esterno. Per questo ai
detenuti è stata data la possibilità di provare, sempre grazie ai visori, la
sensazione virtuale di trovarsi ancora nel mondo libero.
«Abbiamo mostrato loro riprese realizzate in situazioni quotidiane,
banali per noi, ma che ai detenuti sono precluse– racconta Valentina
Noya, produttrice del film con l’Associazione Museo Nazionale del Cinema
e responsabile del progetto –come una domenica pomeriggio al parco del
Valentino, o una partita di calcio allo stadio. Per i detenuti è stata una
sorta di “liberazione virtuale”, un valido antidoto alla deprivazione
affettiva».
I limiti imposti dall’esperienza della reclusione non hanno solo
conseguenze psicologiche ed emotive, ma anche fisiche. Basti pensare che, per
il fatto di non poter osservare orizzonti o punti lontani, la vista dei
detenuti è spesso soggetta a rapidi peggioramenti. Per questo, sperimentare
anche solo virtualmente e per pochi minuti la sensazione di una vita “chiusa”
può davvero aiutare il pubblico dei liberi a comprendere meglio il significato
della detenzione.
In questi giorni VR Free è all’Italian Pavilion del Festival di Cannes
Le serate di visione all’Emergency Point si inseriscono nel
calendario del progetto LiberAzioni – festival della arti dentro e fuori, un complesso di iniziative volto a creare un
dialogo tra interno ed esterno del carcere grazie agli strumenti dell’arte e
della tecnologia. Tra le varie iniziative promosse da LiberAzioni c’è anche un concorso
nazionale di cinema sul tema della libertà e dei suoi limiti, che nella
scorsa edizione ha visto la partecipazione dello stesso Tangshir, vincitore del
premio “Diritti globali” con il cortometraggio Displaced. Attualmente è aperto il bando per la seconda
edizione del concorso: fino al 21
luglio 2019 è possibile inviare video della durata massima di 30 minuti, che
saranno visionati e premiati da una giuria composta da professionisti del
settore e detenuti. Il festival si svolgerà quest’anno dal 18 al 20 ottobre
2019.
Sarà possibile provare l’esperienza immersiva di VRFREE da martedì 21 a venerdì 24 maggio dalle ore 17 alle 19 presso l’Emergency Infopoint di Corso Valdocco 3, Torino. La durata media dell’esperienza è di 15 minuti. La partecipazione è gratuita ma è necessaria la prenotazione alla mail liberazioni.torino@gmail.com , visto il limitato numero di visori a disposizione.
IL REGISTA
Milad Tangshir nasce a Teheran il 19 settembre 1983. Si laurea in ingegneria in
Iran nel 2005, ma si trasferisce ben presto in Italia, nel 2011, spinto dal
desiderio di fare e studiare cinema in Europa. Si laurea in cinema al DAMS di
Torino. Ha da poco terminato la postproduzione del suo primo lungometraggio di
genere documentario, “Star stuff”, prodotto da Davide Ferrario.
Martedì 21 maggio h 21, Centro Studi Sereno Regis, Via Garibaldi 13, Torino, ingresso libero
Anteprima nazionale del documentario Debo Bamtare. Donna vettore di sviluppo (2019, 51′) realizzato da APDAM in collaborazione con H12,l’Associazione senegalese ADEVA e il giornalista Luca Mario Nejrotti. L’obiettivo del progetto è sensibilizzare la cittadinanza italiana sul ruolo della donna nella società senegalese, leggendo l’attuale situazione attraverso gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile stilati dall’ONU per il 2030. Le riprese sono state realizzate da Damiano Monaco e Gabriele Monaco nel mese di novembre 2018, principalmente nel villaggio di Aram nella provincia di Saint-Louis. Il film si propone di far sentire le voci dal Sud del mondo attraverso le testimonianze di persone comuni, imprenditori, agricoltori, istituzioni, operatori sociali ed esperti, che affrontano il tema della parità di genere attraverso sguardi sul lavoro, l’istruzione e la salute.
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