• Italiano Italiano Italiano it
  • English English Inglese en
AMNC.it
  • Home
  • Chi Siamo
    • Mission
    • Direttivo e Staff
    • Storia
    • Statuto
    • Newsletter
  • Progetti
  • Sostienici
    • Diventa Socio
    • Come Donare
  • Archivio News
  • Partner
  • Partecipa e Condividi
  • Trasparenza
  • Contatti
  • Menu Menu
  • Facebook
  • Instagram
  • Youtube
  • Mail
News

Cecilia Mangini si racconta su Mondo Niovo 18/24 ft-s

A qualche giorno dalla scomparsa, continuiamo a ricordare Cecilia Mangini con alcuni estratti della lunga intervista rilasciata, nello scorso mese di ottobre, a Silvia Nugara, Micaela Veronesi e Maria Giulia Petrini per la rivista “Mondo Niovo 18/24 ft-s”:

“Essere comunista per noi significava essere leninisti e anticolonialisti. Da bambini ci facevano cantare “Faccetta Nera bell’abissina”, una canzone razzista di cui, con la caduta del fascismo, ci siamo vergognati. Ma noi, io e Lino come molti altri, eravamo comunisti eretici, ferocemente anti stalinisti, distanti dalle terribili liturgie, le stragi, le uccisioni di massa dell’Unione Sovietica, dove i comunisti eretici finivano tra gli altri nei gulag. E non era una posizione facile neppure in Italia.

Oggi essere comunisti significa appartenere a una minoranza di cui però siamo fieri. E anche adesso non è una posizione facile: Lenin è stato oscurato, il pensiero di Marx fatto dimenticare, le periferie, le classi lavoratrici votano a destra e per i populisti. Non è un bello spettacolo.”

“Alla fine degli anni Cinquanta tutti credevamo nello sviluppo industriale, eravamo certi dell’importanza di una grande fabbrica che garantisse il lavoro a tante persone. Ma già dopo qualche anno, quando ho girato Essere donne e poi Tommaso e Brindisi ’65, ho capito che le cose non andavano bene per l’ambiente e per la salute delle persone. Quando sono tornata a girare in Puglia dopo cinquanta anni ho constatato che la corruzione sociale e l’inquinamento senza limiti hanno distrutto una città bellissima come Taranto, nonostante le enormi risorse impiegate per sviluppare quel modello economico. Un campo enorme di possibilità è stato oggetto di sfruttamento e speculazione. Per questo la povertà e l’indifferenza non si possono tollerare.”

“Quando io ero in giro per Firenze da ragazza mi dava fastidio che ci dovessero essere delle regole per cui le “ragazze per bene” si dovessero comportare in un certo modo: per esempio, le donne non dovevano fumare per strada e io arrivavo in centro e fumavo. Lo facevo apposta perché ovviamente era come una sfida alle regole di comportamento corretto. Nel 1945-46 io sono stata una delle prime ragazze a portare i pantaloni jeans per la città di Firenze: anche quella era una sfida. Poi sono andata in giro con la macchina fotografica, quella è stata la cosa più importante per me perché le donne potevano fare fotografie nei loro studi fotografici ma non fotografare per strada come ho fatto io dopo il reportage realizzato a Lipari. Ma non andava bene, le signorine non lavorano per strada, le signorine “per bene” intendo.

Forse dire che ero una donna ribelle è esagerato, ma io non volevo obbedire a quelli che erano diktat del comportamento soprattutto femminile perché io sentivo che c’era una differenza. Per molto tempo sono stata angosciata dall’idea di non essere un maschio, a 8-9 anni sentivo che i maschi avevano qualcosa in più che a noi era negato e questo non mi stava bene. Ora le differenze tra i sessi continuano, esistono, ma si sono molto assottigliate, sono diventate non dico sfumature, ma non sono cogenti come a quel tempo. All’epoca venivi costretta a essere come non volevi e ciò mi dava estremamente fastidio. Forse è stato per questo che ho pensato che potevo diventare una documentarista: era anche una sfida contro il fatto che le donne allora nel cinema facevano le segretarie di edizione, le aiuto montatrici, facevano le aiuto parrucchiere, le aiuto sarte… forse potevano essere sceneggiatrici ma difficilmente si ammetteva che una donna facesse un mestiere maschile, come quello di regista. Forse per questo non volevo abituarmi ai legami e mi ribellavo alle imposizioni, perché erano imposizioni. Credo che sia molto difficile capire oggi qual era l’ambito molto ristretto a cui le donne erano destinate. La condizione delle donne oggi non so se è migliorata… in generale noto un grande arretramento, spero in un cambio di rotta.”

“La tentazione di riprendere in mano la macchina da presa è sempre forte anche se poi io ho maneggiato solo la macchina fotografica, i documentari li giravo sempre con operatori, erano tutti molto bravi e pratici di cinema. Queste nuove macchine digitali sono delle meraviglie ma non le riesco a maneggiare bene, a volte mi sembrano fin troppo piccole e leggere. Però mi sembra che ora sia diventato più facile raccontare e davvero si possono raccontare tante storie. Vorrei fare un documentario su Raffaello… Raffaello Sanzio, il grandissimo pittore. Il “divino pittore” era felicissimo di avere tante avventure sentimentali e fare terribili peccati e mi piace proprio questa apertura così lontana dalla religione cattolica. Mi piacerebbe parlare di lui proprio come di una persona che era al di fuori degli schemi del tempo. Era bellissimo il suo modo di amare e dipingere le donne. Delle realtà di oggi mi piacerebbe fare un documentario sui giocolieri, lavoratori precari dello spettacolo che si esibiscono velocemente per automobilisti distratti nel tempo di durata di un semaforo rosso.”

25 Gennaio 2021
News

Addio a Cecilia Mangini

Oggi diciamo addio a una donna straordinaria, a un’intellettuale attenta e presente e a una documentarista che ha saputo raccontare in maniera unica e sempre lucida la realtà intorno a sé. Cecilia Mangini lascia a tutti noi un’eredità importante e insostituibile, quella del suo esempio e dei suoi film, la testimonianza di chi ha sempre saputo scegliere da che parte stare e che cosa voleva raccontare. È stata in Vietnam negli anni Sessanta, ha narrato la povertà, le contraddizioni dello sviluppo economico, le lotte dei pescatori e le tensioni che attraversano il mondo, un impegno che è sempre andato di pari passo con la ricchezza e l’eleganza della sua proposta visiva. Proprio quest’anno l’AMNC ha avuto l’onore di conferirle il Premio Maria Adriana Prolo alla carriera e di raccontare approfonditamente il suo percorso all’interno del numero 105 di “Mondo Niovo”, dedicato interamente a lei. Un numero curato da Micaela Veronesi e affidato a una redazione tutta al femminile, e questo per ricordare che Cecilia Mangini è stata capace anche di raccontare il duro percorso di lotta delle donne per affermare il proprio diritto a esprimersi. 

Caterina Taricano

22 Gennaio 2021
News

Un ricordo di Fiorenzo Alfieri

Riceviamo dall’amico e prof. Tazio Brusasco, insegnante delle superiori a Settimo Torinese, ex presidente dell’Associazione Il Contesto Onlus ed ex dipendente dell’Accademia Albertina un ricordo di Fiorenzo Alfieri, insegnante elementare, fondatore, attivista del gruppo piemontese del Movimento di Cooperazione Educativa che per tanti anni ha guidato con rigore e passione il mondo culturale della nostra città.

Conoscere Fiorenzo Alfieri è stato un grande privilegio.

Lavoravo all’Accademia Albertina da oltre un lustro quando, un pomeriggio del 2013, giunse la notizia della sua possibile nomina alla presidenza. Aveva da poco terminato la seconda esperienza alla Cultura con Chiamparino e in quella veste lo avevo ammirato, come tutti i torinesi che avevano vissuto l’ebbrezza olimpica e le celebrazioni dei 150 anni dall’unità d’Italia. Immaginare che avrei potuto lavorare con una persona così mi aveva entusiasmato.

In quei giorni mi era tornata in mente una scena di pochi anni prima: in un gioco da tavola era richiesto di immaginare un personaggio famoso e farlo indovinare alla platea rispondendo solo sì o no alle domande. Un caso: io avevo scelto lui, un amico ci era arrivato.

E anche lui, poco dopo, era arrivato in Accademia, portando con sé La città che non c’era, il libro che aveva appena scritto sulla sua esperienza di amministratore e sugli anni che avevano cambiato Torino. Lo donò a me e a qualche collega.

In breve tempo nacque un feeling. Nonostante in Accademia ci fossero buoni rapporti umani, non avevo mai amato il mio lavoro amministrativo. Ma ora le cose cambiavano: lo affiancavo spesso e approfittavo di ogni occasione per un dialogo, un confronto, una spiegazione. E Fiorenzo non si negava, anzi gli piaceva raccontare. A me chiedere e ascoltare piaceva ancor di più. Pian piano iniziavo a esprimere le mie idee e sottoporle al suo vaglio, registravo giudizi e commenti sui quali meditavo a lungo e che talvolta risfoderavo nei confronti con altri, spesso dimentico dei diritti d’autore.  

Avevamo in ufficio una collega che generava un clima di tensione e conflitto con tutti. A seguito dell’ennesima questione, ebbi occasione di scrivere una lettera di rimostranze a nome di tutti i colleghi. Lui era il presidente da poco e noi potevamo finalmente avere un giudice imparziale! Era la mia occasione: mi impegnai per condensare in poche righe tutta la rabbia e, en passant, cercare di colpire il giudice con la prosa. In quei giorni era a Gressoney senza connessione: gliela lessi al telefono, col pathos di un attore a un provino importante. Non so se in quella occasione fu la sostanza o la forma, ma fummo ascoltati e ci sentimmo finalmente capiti.

Con i mesi intanto il nostro rapporto cresceva. Forse anche per fronteggiare la serie di eventi e iniziative che proponeva senza soluzione di continuità, mi aveva invitato nello staff, una lunga riunione settimanale nella quale si faceva il punto e ci si distribuivano attività e mansioni che sarebbero state verificate la settimana successiva. Il rispetto di questo appuntamento cadenzato era imperativo: “Io lavoro solo così, e le cose si fanno così!”. E poi, dopo una breve pausa, sorridendo aggiungeva sottile:”Conosci altri modi?”. No, ma intanto per me era strano sedermi al tavolo con i miei responsabili e dialogare con loro sulle scelte da pari a pari. Era inedito. Com’è giusto, avrebbero poi scelto loro, ma in quelle occasioni ognuno di noi poteva arricchire il dibattito e offrire idee, senza sentirsi inibito dalla mancanza di galloni sulla giacca. In quelle riunioni io e gli altri giovani colleghi abbiamo osservato un metodo, pur a costo di qualche calo ponderale: Alfieri era capace di lavorare senza alzarsi dal mattino al pomeriggio, e talvolta le riunioni si susseguivano senza pause. “Ma mangia?” ci chiedevamo ogni tanto. Grazie a lui però siamo cresciuti sentendoci sempre protetti e stimolati dall’indiscussa (indiscutibile!) superiorità culturale, esperienziale e operativa di Fiorenzo. Era una guida: era davanti ma la sentivi a fianco. 

Su questo mi soffermo: professionalmente mi ha cresciuto e formato come nessuno. Eppure non ricordo di essere mai stato sgridato in quegli anni. Se guardo indietro mi sembra incredibile, proprio non possibile. Ora che lavoro altrove e educo i miei figli mi rendo conto che io invece sgrido, impongo linee e non sempre sono maieutico. Lui lo era e quando non c’era tempo di esserlo era un motore. Tutt’altro che immobile. Grazie a lui quelli sono diventati anni formativi. 

Ma i miracoli non si possono fare né le vocazioni inventare e io, incoraggiato anche da lui, mi ero intanto messo a seguire i corsi per l’abilitazione all’insegnamento. Dopo oltre due anni il baricentro dei nostri discorsi si stava spostando dalla politica alla scuola, anche se capivo – e su questo lui insisteva – che i due mondi sono comunicanti. Ecco che si apriva un altro lato luminoso di Fiorenzo e con lui di Maria Teresa e della loro esperienza: la pedagogia. Che piacere sentir spiegare Vygotskij, Freinet, Piaget e Bruner da lui. E che bello capirli così, ricostruire e realizzare a posteriori il respiro, l’audacia, la bellezza delle attività che alle scuole elementari immaginavano e realizzavano per noi il mio maestro Angelo Petrosino e il direttore didattico Guido Piraccini anch’essi, con molti altri, membri del Movimento di Cooperazione Educativa che ha rivoluzionato la scuola pubblica in quegli anni (la nascita del tempo pieno!) e che era animato anche da Fiorenzo. A Torino, negli anni Ottanta, la mia generazione ha avuto una scuola sperimentale di grande qualità. E quando, da adulto, parlavo con i miei genitori di quelle scoperte, che bello realizzare quanti tra gli amici di famiglia avevano contribuito a pensare e strutturare quella didattica. E quanti lo ricordavano! Per ricalarsi in quelle atmosfere sperimentali consiglio la visione della serie Rai ‘Diario di un maestro’, pietra miliare per gli insegnanti d’allora ma ancora illuminante per noi. Indovinate chi me ne propose con perseveranza la visione.

I nostri discorsi e confronti continuavano in ufficio e, dopo il mio ingresso nella Scuola, al telefono e via mail, unendo ora l’educazione impartita tra i banchi a quella pensata per essere offerta alla società. Ecco di nuovo l’incastro perfetto dei due mondi: scuola e polis. Ecco l’assessore che mi spiega come la città debba offrire ai cittadini un sistema culturale diversificato e battente che li coinvolga lungo l’arco della vita intera e non solo in quello temporalmente ristretto della scuola. Agganciare i cittadini partendo dalla zona di sviluppo prossimale per alzare continuamente – mai abbassare! – il livello. Indimenticabile, oltre che istruttivo.

Fiorenzo era curiosissimo, ironico, riflessivo e veloce al contempo, tenace, profondo, un po’ narcisista e affettuosissimo. So bene che io l’ho frequentato solo per pochi anni e posso solo immaginare le emozioni di chi l’ha conosciuto per una vita. Ciononostante, sebbene sia consapevole che l’importanza che ho avuto nella sua vita non è paragonabile a quella che lui ha avuto nella mia, sento tuttavia di avere avuto con lui un rapporto privilegiato. Come d’altronde sentono tutti quelli che l’hanno conosciuto. Lui era capace anche di questo.

Ora siamo soli. E si sente. Mi mancheranno le telefonate, le mail lunghe, belle, istruttive, le incredibili cene natalizie (ogni piatto aveva la sua storia sapientemente narrata), le visioni teatrali dei processi al Carignano, le domande sul teatro e sulla lirica e poi sentirmi considerato, capito, protetto. Mi mancheranno l’interesse e la profondità di molte nostre discussioni e anche le riflessioni che, inevitabilmente, dopo ogni incontro, mi accompagnavano e roteavano nella mia testa fino a trovarvi sede. Mi mancherà inviargli le mie idee, consultarlo su alcune scelte – non solo professionali, sentire che c’era. 

Ora, come si evince dagli articoli apparsi sui giornali in questi giorni, tutti quelli che sono stati in parte cresciuti da lui ne portano il segno e sono certo riverseranno nella loro azione quotidiana parte di quella eredità. Non possono fare diversamente. Difenderanno certi assunti e adatteranno ai tempi che cambiano quelle idee e sensibilità che per natura e osmosi hanno sviluppato. Questa presenza diffusa è una delle eredità più grandi di Fiorenzo: chiunque si è giovato della sua conoscenza ha in sé una tessera più o meno grande del suo magistero. E se chiudo gli occhi e penso a Torino oggi, non è un caso che il segno della sua impronta si profili subito, e così continuerà a essere, figlio dell’unione di esperienze e insegnamenti che compongono un mosaico brulicante, vivido, energico di cui credo lui sarebbe orgoglioso e felice.

Addio Fiorenzo.

Tazio Brusasco

19 Gennaio 2021
News

Parole & Cinema: i primi tre appuntamenti del 2021

Il 20 gennaio torna Parole&Cinema, la rassegna dedicata dall’Associazione Museo Nazionale del Cinema (AMNC) alla presentazione di libri che raccontano la settima arte da ottiche diverse e variegate, per stili di scrittura e tematiche, punti di vista, esplicitamente o nei suoi rapporti con le altre arti e narrazioni e con gli aspetti sociali della contemporaneità. Gli autori dei volumi selezionati dialogheranno con il critico Edoardo Peretti dell’AMNC, e gli appuntamenti, per i motivi legati all’emergenza sanitaria, potranno essere seguiti in diretta on line sulla pagina facebook dell’AMNC. La speranza è di poterli recuperare dal vivo, in maniera tale anche da continuare il dialogo con le molteplici realtà socio-culturali del territorio che è stato fondamentale nelle prime tre edizioni dell’iniziativa.

Il primo appuntamento è in programma mercoledì 20 gennaio alle 18,00 con Nicola Cargnoni, autore di Bellocchio/Dreyer. Identificazione di una donna; le figure femminili(Falsopiano Edizioni, 2020), viaggio nella filmografia dei due grandi autori che nella rappresentazione delle figure femminili trovano punti di contatto. “Il cinema di Dreyer e Bellocchio – dichiara l’autore  –  è “fatto di corpi”, e l’uso della macchina da presa è quasi sempre rivolto a un pedinamento costante, assillante e insistente del corpo femminile, delle reazioni che provoca o desta, degli ingabbiamenti sociali a cui è sottoposto e della capacità che ha di cambiare i destini dei comprimari. Un uso “politico” che in Dreyer trova le radici di quello che sarà il costante lavoro di modellamento dei rapporti uomo/donna messo in scena da Bellocchio“.

Martedì 26 gennaio alle 17,00 sarà il turno di Paola Abenavoli autrice e di Terre Promosse. L’immagine delle regioni italiane nell’epoca delle Film Commission(Città del Sole Edizioni, 2020), un trattato sulla rappresentazione dei vari territori d’Italia che unisce la riflessione sull’industria all’analisi più strettamente critica e storiografica.”Partendo dal territorio si arriva all’industria, al turismo, ma partendo dal territorio  – dichiara l’autrice –  si può anche creare un linguaggio cinematografico nuovo, che da quel territorio, dalle sue particolarità, dalle sue caratteristiche, può trarre linfa e ispirazione, diventando unico esso stesso. Innovando”. Ad accompagnare Paola Abenavoli ci sarà anche Steve Della Casa, autore di un saggio, Presidente onorario dell’AMNC, conduttore di Hollywood Party ed ex Presidente della Film Commission Torino Piemonte.

Martedì 9 febbraio alle 18,00 il cinema si farà apparentemente da parte per lasciare spazio a scottanti urgenze sociali con Maurizio Veglio, avvocato specializzato in diritto dell’immigrazione e autore de La malapena. Sulla crisi della giustizia al tempo dei centri di trattenimento degli stranieri(SEB 27, 2020) in cui si documentano e denunciano le condizioni della detenzione amministrativa nei CPR. Verranno suggerite proposte e titoli di opere cinematografiche che hanno affrontato questo e altri aspetti interrelati come La vita che non CIE di Alexandra D’Onofrio; insieme a Edoardo Peretti interverrà Valentina Noya, progettista dell’AMNC e Direttrice del Festival LiberAzioni che attraverso la propria rete, a partire dall’Ufficio della Garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Città di Torino, negli ultimi mesi ha coordinato il supporto a detenuti ed ex detenuti in emergenza Covid-19 grazie a una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Produzioni dal Basso e il sostegno di Nova Coop e Mosaico Refugees. L’appuntamento è realizzato in collaborazione con il Centro Studi Sereno Regis.

“Il Cpr è territorio così inquinato da rendere ogni gesto di umanità sospetto. Un sorriso inatteso, la disponibilità all’ascolto, un consiglio non richiesto, la richiesta di una firma: tutto può nascondere un’insidia. L’ambiguità  – dichiara l’autore  –  permea questo luogo fino nelle fondamenta: lo straniero è segregato ma anche ospite, le celle di isolamento sono trasformate in un ospedaletto, mentre nel corridoio del Brunelleschi – qualche anno addietro – campeggiava la targa di un’improbabile area benessere, situata tra le stanze della questura e l’infermeria” .

La rassegna proseguirà tra febbraio e la primavera, sperando che ci si possa ritrovare dal vivo, con il viaggio tra cinema e filosofia condotto da Martina Puliatti a partire dal cinema di Cronenberg ne La rivoluzione interiore. Corpi senza organi nel cinema di David Cronenberg (Aracne Editore, 2020), con la riflessione sul rapporto tra Sciascia e il cinema di Ai Pochi felici. Leonardo Sciascia e le arti visive. Un caleidoscopio critico (Edizioni Caracol, 2020) di Giuseppe Cipolla e attraverso l’ultimo numero monografico di «Mondo Niovo 18/24 ft/s» curato da Micaela Veronesi dedicato a Cecilia Mangini, Premio Maria Adriana Prolo alla Carriera 2020.

Info: www.amnc.it – info@amnc.it – pagina facebook dell’AMNC – 3475646645

15 Gennaio 2021

Pagine

  • AMNC | Home
  • Archivio News
  • Come Donare
  • Contatti
  • Direttivo e Staff
  • Diventa Socio
  • Eventi
  • Iscriviti alla Newsletter!
  • Mission
  • Partecipa e Condividi
  • Partner
  • Privacy Policy
  • Progetti
  • Statuto
  • Storia

Categorie

  • News

Archivio

  • Febbraio 2023
  • Gennaio 2023
  • Dicembre 2022
  • Novembre 2022
  • Ottobre 2022
  • Settembre 2022
  • Agosto 2022
  • Luglio 2022
  • Giugno 2022
  • Maggio 2022
  • Aprile 2022
  • Marzo 2022
  • Febbraio 2022
  • Gennaio 2022
  • Dicembre 2021
  • Novembre 2021
  • Ottobre 2021
  • Settembre 2021
  • Agosto 2021
  • Luglio 2021
  • Giugno 2021
  • Maggio 2021
  • Aprile 2021
  • Marzo 2021
  • Febbraio 2021
  • Gennaio 2021
  • Dicembre 2020
  • Novembre 2020
  • Ottobre 2020
  • Settembre 2020
  • Agosto 2020
  • Luglio 2020
  • Giugno 2020
  • Maggio 2020
  • Aprile 2020
  • Marzo 2020
  • Febbraio 2020
  • Gennaio 2020
  • Dicembre 2019
  • Novembre 2019
  • Ottobre 2019
  • Settembre 2019
  • Agosto 2019
  • Luglio 2019
  • Giugno 2019
  • Maggio 2019
  • Aprile 2019
© Copyright - AMNC.it | web: Housedada
  • Facebook
  • Instagram
  • Youtube
  • Mail
Scorrere verso l’alto

I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi. Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra.

OKMaggiori Info

Cookie and Privacy Settings



Come usiamo i cookie

Potremmo richiedere che i cookie siano attivi sul tuo dispositivo. Utilizziamo i cookie per farci sapere quando visitate i nostri siti web, come interagite con noi, per arricchire la vostra esperienza utente e per personalizzare il vostro rapporto con il nostro sito web.

Clicca sulle diverse rubriche delle categorie per saperne di più. Puoi anche modificare alcune delle tue preferenze. Tieni presente che il blocco di alcuni tipi di cookie potrebbe influire sulla tua esperienza sui nostri siti Web e sui servizi che siamo in grado di offrire.

Cookie essenziali del sito Web

Questi cookie sono strettamente necessari per fornirti i servizi disponibili attraverso il nostro sito web e per utilizzare alcune delle sue funzionalità.

Poiché questi cookie sono strettamente necessari per la fruizione del sito web, non è possibile rifiutarli senza influire sul funzionamento del nostro sito. È possibile bloccarli o eliminarli modificando le impostazioni del browser e imporre il blocco di tutti i cookie su questo sito web.

Cookie di Google Analytics

Questi cookie raccolgono informazioni che vengono utilizzate in forma aggregata per aiutarci a capire come viene utilizzato il nostro sito web o l'efficacia delle nostre campagne di marketing o per aiutarci a personalizzare il nostro sito web e la vostra applicazione al fine di migliorare la vostra esperienza.

Se non vuoi che monitoriamo le tue visite sul nostro sito puoi disabilitare il monitoraggio nel tuo browser qui:

Altri servizi esterni

Usiamo anche diversi servizi esterni come Google Webfonts, Google Maps e fornitori di video esterni. Poiché questi fornitori possono raccogliere dati personali come il tuo indirizzo IP, ti consentiamo di bloccarli qui. Si prega di essere consapevoli del fatto che questo potrebbe ridurre pesantemente la funzionalità e l'aspetto del nostro sito. Le modifiche avranno effetto una volta ricaricata la pagina.

Impostazioni per Google Webfont:

Impostazioni per Google Maps:

Vimeo and YouTube video embeds:

Privacy Policy

Puoi leggere i nostri cookie e le nostre impostazioni sulla privacy in dettaglio nella nostra pagina sulla privacy.

Privacy Policy
Accept settingsHide notification only