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News

I migliori film del 2021 per l’AMNC

Un trionfo del cinema europeo. Non c’è altro modo per descrivere la classifica dei migliori film del 2021 per i soci dell’Associazione Museo Nazionale del Cinema. Grazie a un primo posto, due secondi e un terzo nelle classifiche individuali, È stata la mano di Diodi Paolo Sorrentino è stato giudicato il miglior film dell’ultimo anno precedendo di quattro punti Flee di Jonas Poher Rasmussen e Qui rido io di Mario Martone.

Ben 18 dei primi 19 film votati dai soci di AMNC sono europei, unica eccezione è l’iraniano Figli del sole di Majid Majidi. Per trovare le prime produzioni statunitensi bisogna scendere fino alla ventesima posizione; l’Italia fa la parte del leone con tre film nei primi cinque posti della graduatoria.

Molti i documentari presenti in classifica, su tutti The First 54 Years: An Abbreviated Manual for Military Occupation che condivide la sesta piazza con Piccolo corpo, splendido esordio alla regia di Laura Samani.

Qui di seguito trovate la classifica generale e le singole top 5 dei soci di AMNC.

Classifica 2021 AMNC

  1. È STATA LA MANO DI DIO di Paolo Sorrentino 17 punti

2. FLEE di Jonas Poher Rasmussen e QUI RIDO IO DI Mario Martone 13 punti

4. MADRES PARALELAS di Pedro Almodovar 12 punti

5. A CHIARA di Jonas Carpignano 10 punti

6. THE FIRST 54 YEARS: AN ABBREVIATED MANUAL FOR MILITARY OCCUPATION di Avi Mograbi e PICCOLO CORPO di Laura Samani 8 punti

8. SCOMPARTIMENTO N. 6 di Juho Kuosmanen, A DECLARATION OF LOVE di Marco Speroni  7 punti

10. COLLECTIVE di Alexander Nanau, SESSO SFORTUNATO O FOLLIE PORNO di Radu Jude e FIGLI DEL SOLE di Majid Majidi 6 punti

13. UN ALTRO GIRO di Thomas Vinterberg e TRUFFLE HUNTERS di Gregory Kershaw e Michael Dweck 4 punti

15. UN EROE di Ashgar Fahradi, PETITE MAMAN di Céline Sciamma, NOWHERE SPECIAL di Uberto Pasolini, MEMORY BOX di Joana Hadjithomas e Khalil Joreige, RE GRANCHIO di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis 3 punti

20. IL GIOCO DEL DESTINO E DELLA FANTASIA di Ryusuke Hamaguchi, IL COLLEZIONISTA DI CARTE di Paul Schrader, THE FRENCH DISPATCH di Wes Anderson, DUNE di Denis Villenueve, MÉDECIN DE NUIT di Élie Wajeman, UNA DONNA PROMETTENTE di Emerald Fennell, BETWEEN TWO DAWNS di Selman Nacar, GROSSE FREIHEIT di Sebastian Meise e HERR BACHMANN UND SEINE KLASSE di Maria Speth 2 punti

29. NEMESIS di Tomas Imbach, LA DONNA ALLA FINESTRA di Joe Wright, NUEVO ORDEN di Michel Franco, INMERSION di Nico Postiglione, LITTLE PALESTINE (DIARY OF SIEGE) di Abdallah Al-Khatib, EUROPA di Haider Rashid 1 punto

Vittorio Canavese

  1. COLLECTIVE di Alexander Nanau 6 punti
  2. THE FIRST 54 YEARS: AN ABBREVIATED MANUAL FOR MILITARY OCCUPATION di Avi Mograbi 4
  3. FLEE di Jonas Poher Rasmussen 3
  4. IL GIOCO DEL DESTINO E DELLA FANTASIA di Ryusuke Hamaguchi 2
  5. NEMESIS di Tomas Imbach 1

Steve Della Casa

  1. QUI RIDO IO di Mario Martone 6
  2. È STATA LA MANO DI DIO di Paolo Sorrentino 4
  3. UN EROE di Ashgar Fahradi 3
  4. DUNE di Denis Villenueve 2
  5. LA DONNA ALLA FINESTRA 1

Silvana Genovese

  1. MADRES PARALELAS di Pedro Almodovar 6
  2. QUI RIDO IO di Mario Martone 4
  3. È STATA LA MANO DI DIO di Paolo Sorrentino 3
  4. BETWEEN TWO DAWNS di Selman Nacar 2
  5. GROSSE FREIHEIT di Sebastian Meise 1

Marco Mastino

  1. A CHIARA di Jonas Carpignano 6
  2. SCOMPARTIMENTO N. 6 di Juho Kuosmanen 4
  3. PETITE MAMAN di Céline Sciamma 3
  4. IL COLLEZIONISTA DI CARTE di Paul Schrader 2
  5. THE FRENCH DISPATCH di Wes Anderson 1

Davide Mazzocco

  1. È STATA LA MANO DI DIO di Paolo Sorrentino 6
  2. UN ALTRO GIRO di Thomas Vinterberg 4
  3. SCOMPARTIMENTO N. 6 3
  4. MÉDECIN DE NUIT di Élie Wajeman 2
  5. NUEVO ORDEN di Michel Franco 1

Valentina Noya

  1. FLEE di Jonas Poher Rasmussen 6 punti
  2. A DECLARATION OF LOVE di Marco Speroni 4
  3. NOWHERE SPECIAL di Uberto Pasolini 3
  4. UNA DONNA PROMETTENTE di Emerald Fennell 2
  5. INMERSION di Nico Postiglione 1

Silvia Nugara & Claudio Panella

  1. SESSO SFORTUNATO O FOLLIE PORNO di Radu Jude 6 punti
  2. THE FIRST 54 YEARS: AN ABBREVIATED MANUAL OF MILITARY OCCUPATION di Avi Mograbi 4
  3. MEMORY BOX di Joana Hadjithomas e Khalil Joreige 3
  4. HERR BACHMANN UND SEINE KLASSE di Maria Speth 2
  5. LITTLE PALESTINE (DIARY OF SIEGE) di Abdallah Al-Khatib 1

Vittorio Sclaverani

  1. FIGLI DEL SOLE di Majid Majidi 6 punti
  2. FLEE di Jonas Poher Rasmussen 4
  3. A DECLARATION OF LOVE di Marco Speroni 3
  4. PICCOLO CORPO di Laura Samani 2
  5. EUROPA di Haider Rashid 1

Milad Tangshir

  1. PICCOLO CORPO di Laura Samani 6
  2. TRUFFLE HUNTERS di Gregory Kershaw e Michael Dweck 4
  3. RE GRANCHIO di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis 3
  4. A CHIARA di Jonas Carpignano 2
  5. GROSSE FREIHEIT di Sebastian Meise 1

Caterina Taricano

  1. MADRES PARALELAS di Pedro Almodovar 6
  2. È STATA LA MANO DI DIO di Paolo Sorrentino 4
  3. QUI RIDO IO di Mario Martone 3
  4. A CHIARA di Jonas Carpignano 2
  5. THE FRENCH DISPATCH DI Wes Anderson 1

Le edizioni precedenti

2018 LA CASA SUL MARE di Robert Guediguian e CORPO E ANIMA di Ildikó Enyedi

2019 BURNING di Chang-dong Lee

2020 SORRY WE MISSED YOU di Ken Loach

30 Dicembre 2021
News

Da Tunisi a Torino: i video integrali dei tre panel

Lo scorso 15 dicembre il CineTeatro Baretti ha ospitato Da Tunisi a Torino alla ricerca della libertà, una giornata di incontri intorno alla detenzione amministrativa nei Centri di Permanenza per i Rimpatri italiani.

Vi proponiamo i video integrali dell’evento organizzato da Associazione Museo Nazionale del Cinema, Mosaico Refugees e Associazione Studi Giuridici Immigrazione.

Panel 1: A Day in Tunisia – Majdi Karbai (parlamentare tunisino) e Samia Ben Amor (mediatrice culturale), modera Claudia Pretto (UniDolomiti).

Panel 2: Le responsabilità di Roma a Bruxelles – Martina Costa (Avocats Sans Frontières), Barbara Spinelli (ASGI) e Bilel Mechri (avvocato);  modera Ulrich Stege (ASGI, International University College Torino).

Panel 3: La doppia oppressione – Monica Cristina Gallo (Garante delle persone private della libertà personale del Comune di Torino) e Bertin Nzonza (Mosaico Refugees); modera Carla Lucia Landri (Asgi).

Per approfondire: La falsa retorica della Tunisia come Paese sicuro e i diritti violati di chi raggiunge l’Italia di Luca Rondi (Altreconomia), Da Tunisi a Torino, alla ricerca della libertà di Fabrizio Maffioletti (Pressenza) e Da Tunisi a Torino, un evento per riflettere sulla detenzione amministrativa nei CPR di Davide Mazzocco (eHabitat).

25 Dicembre 2021
News

Da Tunisi a Torino, alla ricerca della libertà

Mercoledì 15 dicembre 2021,  dalle ore 15.00 alle ore 23.00, il CineTeatro Baretti di via Baretti 4, a Torino, ospita Da Tunisi a Torino, alla ricerca della libertà. Il paradosso della detenzione amministrativa, un appuntamento con tre panel pomeridiani a ingresso libero e la proiezione serale del film Benzine di Sarra Abidi (Tunisia, 2017, 90′) con ingresso a 5 euro

Tramontata la rivoluzione e la speranza del cambiamento, la Tunisia è piombata in un incubo economico, istituzionale e sanitario. La crisi e la repressione imperversano, spingendo decine di migliaia di persone a fuggire dal Paese.

La richiesta di libertà che infiamma le piazze scuote anche i C.P.R. italiani, dove sono reclusi centinaia di cittadini tunisini. Molti sono partiti come profughi da un Paese in guerra, quasi tutti sono diretti a Nord. Trattenuti in un sistema feroce e irrazionale, vivono una doppia oppressione e l’autolesionismo dilagante ne è la rappresentazione più violenta. Sono migliaia di voci, gesti e corpi che smentiscono la retorica, ormai diventata legge, della Tunisia come Paese sicuro. E che denunciano la collaborazione tra le autorità tunisine e italiane per i rimpatri accelerati.

Programma

15.00 Panel 1 – A day in Tunisia

Il 25 luglio 2021 il presidente Kais Saied ha sciolto il Governo e congelato il Parlamento. L’iniziativa, condivisa da parte dell’opinione pubblica ma giudicata un colpo di Stato da molti osservatori, segna il culmine di una crisi sulla quale è deflagrata la pandemia da Covid-19. A dieci anni dalla rivoluzione dei gelsomini, il Paese che ha battezzato la Primavera araba è in caduta libera.

Ne discutono Majdi Karbai (parlamentare tunisino) e Samia Ben Amor (mediatrice culturale), modera Claudia Pretto (UniDolomiti).

Intermezzo: incontrare i movimenti migratori tramite la danza. Con Paula Fraschia (attivista sociale), Andrea Rampazzo (dance artist) e Innocent Oboh (musicista).

17.00 Panel 2 – Le responsabilità di Roma a Bruxelles

Con il decreto legge del 4 ottobre 2019 l’Italia ha designato la Tunisia quale Paese di origine sicuro. Ma sotto un’apparenza democratica la situazione è disastrosa: collasso istituzionale, corruzione pervasiva, impunità, diseguaglianze e poteri illimitati al presidente e alla polizia. A fronte del fallimento di un Paese intero, non cambia il diktat della politica migratoria italiana ed europea: deterrenza e rimpatri.

Ne discutono Martina Costa (Avocats Sans Frontières), Barbara Spinelli (ASGI) e Bilel Mechri (avvocato);  modera Ulrich Stege (ASGI, International University College Torino).

Intermezzo: incontrare i movimenti migratori tramite la danza. Con Paula Fraschia, Andrea Rampazzo e Innocent Oboh.

19.00 Panel 3 – La doppia oppressione

La metà delle persone trattenute nei C.P.R. e la quasi totalità di quelle rimpatriate dall’Italia sono tunisini. È il risultato dell’aumento degli arrivi e, soprattutto, della collaborazione, rinnovata nell’estate del 2020, tra le autorità dei due Paesi. Nonostante le denunce, le polemiche, le morti, il sistema dei C.P.R. continua a mietere vittime. Come spezzare il circolo vizioso?

Ne discutono Monica Cristina Gallo (Garante delle persone private della libertà personale del Comune di Torino) e Yagoub Kibeida (Mosaico); modera Carla Lucia Landri (Asgi).

21.30 Proiezione del film Benzine diSarra Abidi (Tunisia, 2017, 90′).

Salem e Halima non hanno notizie del loro unico figlio che è partito per l’Italia. Dopo mesi di silenzio, cominciano a circolare voci contrastanti. Che fine ha fatto il loro ragazzo? Il film parla degli itinerari della gioventù tunisina che vive precariamente, dei genitori che lottano in silenzio e del destino di una regione fortemente emarginata. Introduce Valentina Noya(Associazione Museo Nazionale del Cinema).

Iniziativa inserita tra le attività del progetto Channels of Solidarity promosso da Mosaico Refugees e  sostenuto da Open Society Foundations.

Ingresso libero per i panel; ingresso a 5 euro per il film delle 21.30.

6 Dicembre 2021
News

Giuseppe Piccioni ha ricevuto il Premio Maria Adriana Prolo 2021

Giuseppe Piccioni ha ricevuto ieri sera, dalle mani di Margherita Buy, da trent’anni indissolubilmente legata al suo cinema, il Premio Maria Adriana Prolo alla carriera 2021. Vittorio Sclaverani, presidente di AMNC, ha fatto un bilancio delle attività associative dell’anno che volge al termine e Caterina Taricano, direttrice di Mondo Niovo, ha presentato il 106esimo numero della rivista interamente dedicato al regista ascolano.

La rivista contiene una lunga intervista di cui vi proponiamo qui di seguito un estratto.

A proposito del tuo rapporto con il cinema italiano, quanto il tuo percorso pensi sia coerente con quello che è stato proposto negli ultimi quarant’anni e quanto secondo te invece si discosta?

Vorrei poter non rispondere a questa domanda, non so se ho già detto troppe cose o se sarebbe meglio che altri dicessero qualcosa, ma ormai non posso tirarmi indietro. Credo di non aver avuto maestri o dei riferimenti, il senso di condividere un orientamento comune o di appartenere all’ambiente. Non penso che negli ultimi trent’anni possano valere i discorsi che si fanno sulla “grande famiglia del cinema italiano”. La mia unica preoccupazione, ma credo che appartenga a tutti i miei colleghi, è che qualcuno possa riconoscermi nelle storie che racconto, che in molti dei miei film ci sia qualcosa per cui alla fine si possa parlare di una coerenza tematica, o meglio, azzardo, poetica. Penso che ci sia un limite in quella divaricazione di stili, argomenti, che fanno pensare a un cinema italiano che sembra avere due o tre strade obbligate: quella del realismo e della commedia, l’attenzione al “sociale”, l’impegno e i film che sbrigativamente vengono definiti “commerciali”. Non sempre queste scelte dicono qualcosa di definitivo sul valore di questi film. Credo però di aver scelto una strada che mette insieme il realismo ma con un piccolo scarto che mi preserva dall’essere identificato in quell’ambito. Però non sono, non voglio apparire un esempio di rigore, cerco il rapporto col pubblico. Mi piace il rito che si consuma in una sala cinematografica dove lo spettatore riesce a portare a casa qualcosa che gli procuri la sensazione di non aver buttato via il suo tempo. Il lavoro di un attore, qualche dialogo, una scena, qualcosa. Poi ci sono i film, quelli che ho amato, incondizionatamente, senza pensare troppo, senza nutrire sospetti. Rossellini di Viaggio in Italia, Pietrangeli di Io la conoscevo bene, Scola di Una giornata particolare, il primo Fellini, alcuni film di Germi per arrivare a certe atmosfere di Bellocchio, quel clima di dormiveglia che c’è in molti suoi film, Del Monte di Compagna di viaggio o di Invito al viaggio, l’irriverenza narrativa autoriferita ma capace di rappresentare un mondo di Nanni Moretti, la libertà senza mezzi termini, senza timori di Sorrentino nei suoi film migliori, ma ce ne sono tanti altri… penso però che se si mettessero insieme i due o tre film migliori di ogni regista italiano, tra i più interessanti, che ha lavorato negli ultimi trenta o quaranta anni, ci troveremmo di fronte a una bella collezione. Io cerco il mio posto, immodestamente, in questa collezione. L’ambizione maggiore è che ci sia tra gli spettatori che hanno guardato un mio film qualcuno che aspetta di vedere il prossimo, di essere una piccola parte dei suoi appuntamenti, delle sue attese e magari uno di questi, forse un giovane di provincia, si senta incoraggiato a fare lo stesso mio lavoro.

Ma cosa ti spinge a scegliere un attore, o a richiamarlo per uno o più film?

Ogni attore o attrice ha sempre qualcosa che mi colpisce profondamente, che mi fa pensare di avere assolutamente bisogno di lui o di lei. Di Margherita Buy ad esempio mi ha colpito la grazia, l’immediatezza e la capacità di orientarsi velocemente sul set e di essere, o meglio, di sembrare così poco strutturata. In Fuori dal mondo, nel dialogo a casa del personaggio di Silvio Orlando guardando il primo piano di Margherita si notano tanti micro-movimenti degli occhi, mai eccessivi, come una coreografia di movimenti impercettibili. È davvero un dono. Prima di girare sembra spaventatissima, a volte ti dice «Non so’ capace, Piccioni, non so’ capace!», ma io non la prendo sul serio e approfitto di questa nostra amicizia per dirle con tranquillità: «Ah, non la vuoi fare? E allora non la fare! Falla come vuoi tu!». Allora lei si ravvede, ed è in grado di fare praticamente tutto bene al primo colpo; è talmente dotata che ci sono alcuni aspetti che potrebbe ancora esplorare; bisognerebbe impegnarsi a trovarle delle storie all’altezza del suo talento. Il lavoro con gli attori è fatto di queste cose, è un corpo a corpo, dicevo, come quando vuoi che l’attore dica appunto qualcosa che non è facilmente dicibile perché è scritto, e l’attore deve invece riuscire a rendere quella parola scritta pronunciabile. Così, se c’è una dichiarazione d’amore, gli chiedi di essere asciutto in modo che quel suono non sia troppo carico di significati. In altri casi, invece, cerchi proprio una certa retorica, in film dove non c’è solo l’under-play ma anche l’over-acting. Il professor Fiorito ne Il rosso e il blu è overacting, ed è pertinente perché il personaggio è teatrale. Sergio Rubini comunque è stato il primo, ero così contento di avere lui nel mio film perché mi sembrava che mi avesse regalato qualcosa; lo stesso vale per Margherita. Sono cavalli di razza. A volte nella carriera dei registi gli incontri con gli attori sono decisivi, com’è successo a Paolo Sorrentino con Toni Servillo, che hanno costruito qualcosa che ha giovato alla carriera di entrambi. Con Margherita eravamo molto vicini; il suo personaggio in Fuori dal mondo, poi, si chiamava Caterina, che è il nome che ha dato a sua figlia che ha avuto proprio dopo quel film. Di Caterina sono stato anche padrino di battesimo. A proposito di presenze fondamentali, un altro incontro importante per me è stato quello con Sandra Ceccarelli. L’ho scoperta vedendo un piccolo film, bellissimo: Tre storie di Piergiorgio Gay. È stata una folgorazione. Ho subito pensato che riempisse un vuoto nel mio immaginario, o meglio che corrispondesse in pieno all’idea di un tipo di attrice in grado di interpretare personaggi inediti nel cinema italiano in cui le donne, quando non hanno ruoli semplicemente decorativi, sono spesso rassicuranti, riconoscibili. Con le sue ombre, il tono di voce, l’inquietudine che suscita il suo sguardo, mi sembrava che appartenesse a una galleria di personaggi femminili di tanti film noir che avevo visto e amato. Insieme a tutto questo, nella recitazione, porta un grado di verità che non è mai mestiere, o meglio priva dei trucchi del mestiere…

4 Dicembre 2021

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