La vita magra vince l’Ortigia Film Festival

La vita magra, la nuova produzione cinematografica dell’Associazione Museo Nazionale del Cinema (AMNC) realizzata con Notte Americana grazie al sostegno del Ministero della Cultura e di SIAE, nell’ambito del programma Per Chi Crea e il supporto Film Commission Torino Piemonte, ha vinto sia il Premio Rai Cinema Channel che il Premio del pubblico nella Sezione Internazionale Cortometraggi della sedicesima edizione dell’OFF – Ortigia Film Festival di Siracusa diretto da Paola Poli ed Elisa Romano.
Il Premio Rai Cinema Channel viene assegnato al corto più web tra quelli selezionati con l’intento di valorizzare l’efficacia di un racconto che ben si presti a essere diffuso sui canali online. Il riconoscimento consiste in un contratto di acquisto dei diritti del cortometraggio per tre anni da parte di Rai Cinema godendo della visibilità su www.raicinemachannel.it e sui suoi siti partner.
Di seguito la motivazione del riconoscimento assegnato dalla Rai Cinema: Perché è un film che fa riflettere su quanto le difficoltà economiche e il mancato sostegno sociale ci spingano nella parte peggiore di noi, pur non rendendocene conto i figli ci guardano e ci imitano anche negli errori che commettiamo tutti giorni. Un film delicato e forte allo stesso tempo che non lascia indifferenti.
Il film, diretto da Francesca Giuffrida e scritto da Giulia Betti, racconta la storia di Iris (Giorgia Spinelli) e di Lori (Amanda Rabbia): una giovane madre e sua figlia vivono in periferia sole e senza alcun sostegno oltre al lavoro precario di Iris ovvero vendere porta a porta prodotti dimagranti fasulli, con l’aiuto della figlia. A forza di veder mentire la madre, anche la piccola Lori finirà per ordire un piccolo inganno nella ricca dimora dove abita Mirella (Rita Abela) e suo figlio (Alessio Stan).
Il contesto in cui si svolge il film – racconta la produttrice Valentina Noya – è quello di Barriera di Milano, un quartiere a nord di Torino, il più densamente abitato della città e intensamente attraversato da culture di tutto il mondo. Dopo aver letto la sceneggiatura di Giulia Betti, ho discusso del progetto con Francesca Giuffrida e non nego che il potenziale del film per me ha risuonato subito nel territorio in cui è ambientato, ai margini, come lo spazio sociale che esperiscono le protagoniste. È inoltre un quartiere che conosco bene perché ci lavoro da anni con progetti in rete con molteplici realtà che mettono in atto una vera cultura della comprensione e dell’inclusione: penso al community hub di via Baltea 3, presente anche in una scena del film, o ai Bagni pubblici di via Agliè, realtà amiche e resilienti che sanno costruire un’Italia che guarda al futuro e non al passato. Voglio anche sottolineare che la crew del film è composta in gran parte da donne e in particolare insisto sull’importanza che ricopre la fotografia affidata alla DoP Giulia Scintu, sarda e torinese d’adozione come me. Altrettanto sarda è la coproduttrice, Luciana Dedola, senza la quale questo corto non avrebbe mai visto la luce”.
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