L’Associazione Museo Nazionale del Cinema (AMNC), in occasione di Archivissima 2022 – il festival e la notte degli archivi, promuove un appuntamento multimediale dedicato alla Strage di Bologna in programma giovedì 9 giugno ore 21,00 presso la Sala Poli del Centro Studi Sereno Regis (Via Garibaldi 13, Torino); l’ingresso è libero fino a esaurimento posti disponibili in sala.
Per l’occasione sarà presentata l’anteprima di Bologna di Alberto Ruffino (2022, 45′), un film montato su tre schermi che ripercorre la cronaca fedele del 2 agosto 1980, a partire dalle immagini girate alla Stazione di Bologna venti minuti dopo l’esplosione, fino a tarda notte, con il ritrovamento del cratere dell’esplosione. Le immagini documentaristiche sono integrate da molteplici materiali d’archivio composte da stralci dei telegiornali dell’epoca, immagini di costume, filmini familiari in formato Super8, ma anche da frammenti della programmazione televisiva di quel periodo. La struttura portante del film è caratterizzata dal sonoro attraverso la sequenza dei Giornali Radio, con le varie edizioni straordinarie, ma anche attraverso le comunicazioni radio tra i tassisti bolognesi, alcuni dei quali, come si ricorda, investiti in pieno dall’esplosione.
Intervengono il regista e montatore Alberto Ruffino, lo storico Giovanni De Luna dell’Università degli Studi di Torino; modera Vittorio Sclaverani, Presidente dell’AMNC.
Nell’ambito del 25° Festival CinemAmbiente l’Associazione Museo Nazionale del Cinema (AMNC) è lieta di promuovere l’anteprima nazionale del film Dove ti porta il vento (…è tempo di Gru) di Alessandro Ghiggi (Italia 2021, 20′) prodotto dall’Associazione naturalistica Le Gru. L’appuntamento è in programma venerdì 10 giugno alle ore 18,00 presso il Cinema Massimo (Via Verdi 18, Torino); l’ingresso è libero tramite prenotazione online a questo link: https://www.anyticket.it/anyticketprod/Default.aspx
Il territorio che si estende intorno ai Laghi di Caselette e al Lago Borgarino in Piemonte rappresenta un’importante rotta per circa 170 specie di uccelli. Proprio in quest’area, da oltre vent’anni, Daniele Reteuna e l’Associazione che presiede, si occupano in particolare del fenomeno migratorio delle gru.
“Da millenni le vite degli uomini e delle gru si intersecano allo scandire delle stagioni; – dichiara Daniele Reteuna, Presidente dell’Associazione Le Gru – ogni anno il trombettio delle gru avvisa la fine dell’autunno aprendo le porte all’inverno. Negli ultimi decenni il continuo “consumo di suolo” stava riducendo drasticamente il numero delle gru. Grazie anche all’Associazione “ Le Gru” insieme ad altre centinaia di associazioni ambientaliste europee è riuscita a invertire tale tendenza e a oggi le gru sono tornate numerose a riempire i nostri cieli durante le migrazioni. Importante compito del documentario è coinvolgere lo spettatore spesso indifferente e distratto dalla tecnologia ad alzare lo sguardo al cielo e a immedesimarsi nel volo delle gru. L’io e il mio sono vuote parole, vanno fuse nell’unico ambiente possibile da condividere, il nostro. Il nostro progetto intende scuotere gli animi di chi osserva trasferendo intatte le emozioni che solo le gru sanno regalare“.
Il regista Alessandro Ghiggi, laureato in Scienze Naturali, è ornitologo e videomaker. Dal 2021 realizza documentari per il programma “Rai, Geo”. Insieme a Paolo Rossi ha realizzato: Vacche Ribelli (2017), La vendetta del lupo monco (2018), Felis Gatto sarvaego (2020), Sopravvissuti all’Homo Sapiens (2021).
L’Associazione Museo Nazionale del Cinema (AMNC) promuove un appuntamento solidale, in programma domenica 5 giugno presso la Casa del Quartiere di San Salvario (Via Oddino Morgari 14, Torino), a sostegno del progetto pilota di arte terapiaQuestione di sguardi curato da Rita Lavalle. La serata si compone di un aperitivo senegalese vegetariano benefit dalle 19,30 con un’offerta minima di 20,00 Euro a cui farà seguito la proiezione con ingresso Up to You del film La petit vendeuse de soleil di Djibril Diop Mambety, classico del cinema africano mostrato in versione originale con i sottotitoli in italiano. La proiezione è realizzata con il supporto di If Cinéma in collaborazione con Alliance Française Torino. È gradita conferma di partecipazione entro venerdì 3 giugno ai seguenti contatti: rita.lavalle@gmail.com – 333 148 6716.
Questioni di sguardi è un percorso di arte terapia curato da Rita Lavalle che si articolerà attraverso 14 incontri che si svolgeranno nell’arco di quattro mesi, rivolto a gruppi di giovani donne (18-23 anni) che vivono a Malika, quartiere della periferia di Dakar, sostenute dalle borse di studio grazie all’iniziativa Éducation et Égalité promossa da Renken Onlus.
Cos’è l’arte terapia? L’arte terapia è una disciplina che si serve dell’espressione artistica, è una modalità che consente alle persone di fare emergere il lato profondo e di difficile accesso da un punto di vista cognitivo e verbale.
Quale è l’obiettivo del progetto? L’obiettivo è favorire la conoscenza di sé per attraversare più consapevolmente le prove da affrontare nella vita. Nel percorso arte terapeutico, le giovani possono intraprendere un lavoro mirato al benessere e al rinforzo della propria autostima. Il progetto mira ad aiutare le giovani a trovare in sé l’energia e la motivazione per investire nei risultati della loro formazione, in modo da poter superare paure e resistenze e avviare attività di empowerment extra-familiare.
Grazie al sostegno delle persone che parteciperanno a questo appuntamento sarà possibile realizzare Questione di sguardi.
Info:www.amnc.it – facebook Associazione Museo Nazionale del Cinema – 3331486716
La petit vendeuse de soleil di Djibril Diop Mambety (Senegal 1999, 45′, v.o. Sott. it.)
Il film premontato al momento della morte del regista avvenuta nel luglio del 1998 avrebbe dovuto far parte di una trilogia dedicata alla piccola gente, a quelle persone che come disse l’autore sembrano camminare con un cartello appeso al collo con la scritta wonted. Sisi è una ragazzina che vive sui marciapiedi di Dakar, nonostante le stampelle con cui è costretta a camminare lotta per diventare la venditrice di giornali. È l’inizio di una nuova vita… Il regista dichiarò: “Penso che oggi nel cinema Africano si debba accettare la diversità. Io non credo nel cinema didattico, credo molto nella creazione”.
Djibril Diop Mambety nasce a Dakar nel 1945. È il poeta del cinema africano, l’artista più visionario che ha saputo reinventare l’Africa con le sue immagini ricche di umorismo e saggezza. Il suo cinema racconta storie di piccola gente. Attore di formazione, comincia a interessarsi al cinema dopo essere stato espulso per indisciplina dalla compagnia del teatro Nazionale “Daniel Sorano” di Dakar.
È un regista autodidatta che sente la vibrante necessità di contribuire a quella rivoluzione stilistica che stava accadendo nel mondo con l’onda dei movimenti della nouvelle vague europea. Nel 1973 realizza il suo primo cortometraggio Touki Bouki, un’opera di alta sperimentazione cinematografica, raccontando il viaggio di due giovani senegalesi verso un sogno utopistico: lasciare Dakar e recarsi nella mitica Parigi. I film partecipa a Parigi e a Mosca dove vince il premio della critica internazionale. Artista molto apprezzato e allo stesso tempo molto criticato da chi gli rimprovera una tecnica troppo perfetta e sofisticata “occidentale” insomma. Lui stesso dichiarò:“Ricordatevi che fare cinema in Africa è un sacerdozio. Sapete quanta dedizione, sacrificio – e non mi vergogno a dirlo – eroismo occorre per portare a termine un film nella nostra realtà”.
La sua è una ricerca formale in cui fondamentale è il valore estetico di ogni singola immagine. Una ricerca di poesia, da rintracciare nel quotidiano, nel reale che si confondono con l’irruenza dell’immaginario, con la dimensione del sogno, senza tralasciare i temi e simboli della tradizione africana.
L’Associazione Museo Nazionale del Cinema (AMNC), nell’ambito di Parole&Cinema, presenta un appuntamento speciale dedicato all’attrice Kristen Stewart in programma lunedì 30 maggio alle ore 21,00 presso la sala Poli del Centro Studi Sereno Regis (Via Garibaldi 13, Torino); l’ingresso è libero fino a esaurimento posti. Per l’occasione sarà presentata la recente pubblicazione La diva che non piace. Una, nessuna, centomila Kristen Stewart firmata da Alessandro Amato (Bietti Edizioni, 2022), alla presenza dell’autore e di Edoardo Peretti, curatore di Parole&Cinema.
La trentenne attrice statunitense oggi sembra confermare le positive impressioni sui suoi esordi in tenera età, pur tra molti chiaroscuri: l’amore-odio verso quel Twilight (2008) che l’ha lanciata nell’Olimpo delle star, i conflitti con i fan della saga a seguito del tradimento di Robert Pattinson, gli iniziali tentennamenti nel dichiararsi queer, la diffidenza nei confronti dei social media – da cui è assente per propria volontà e in cui però è iperpresente per volontà altrui. Approfondire la storia di Kristen Stewart, interprete istintiva e misteriosa, che si nasconde dietro i personaggi che incarna (spesso realmente esistiti) e li alimenta con il suo carisma e i suoi tic, significa non solo (ri)scoprire il valore dell’arte recitativa. Ma anche scandagliare certe criticità della comunicazione nel nuovo millennio: come le sue Jean e Diana nei rispettivi biopic Seberg (2019) e Spencer (2021), siamo completamente alla mercé degli altri? Possiamo sfuggire alla persecuzione insita nel sistema social(e)?
A seguire la proiezione del film Seberg – Nel mirinodi Benedict Andrews (USA 2019, 102′)
Ispirato a fatti realmente accaduti, il film narra la storia di Jean Seberg, protagonista di À bout de souffle (Fino all’ultimo respiro) e beniamina della Nouvelle Vague francese, che sul finire degli anni ’60 finì nel mirino del programma di sorveglianza illegale dell’FBI. Il coinvolgimento politico e sentimentale dell’attrice con l’attivista per i diritti civili la rese un obiettivo dei tentativi spietati del Bureau di arrestare, screditare e denunciare il movimento del Black Power. Un giovane e ambizioso agente federale, Jack Solomon, viene incaricato di sorvegliare l’attrice; i destini dei due si troveranno a essere pericolosamente intrecciati.
“Ho scoperto Jean Seberg – dichiara il regista Benedict Andrews – al liceo quando il mio professore di francese proiettò À bout de souffle per la classe. Fui letteralmente stregato e da allora non ho più potuto dimenticare la sua incredibile recitazione. Seberg ridefinì i parametri della presenza e della verità scenica. Mi affascinano le contraddizioni di Jean, il suo incarnare allo stesso tempo fiera indipendenza e apertura emotiva, tristezza e ingenuità, idealismo e gioia di vivere. Sotto lo sguardo spietato dell’FBI, la trama della vita di Jean si sgretola. Come il personaggio di Giovanna d’Arco interpretato per Otto Preminger, Jean attraversa il fuoco. Sopravvissuta all’esaurimento nervoso e alla perdita, trasforma l’instabilità in grazia duramente conquistata.”
Alessandro Amato è copywriter, critico e sceneggiatore. Membro del SNCCI (Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani), ha collaborato con enti quali Fondazione Cineteca Italiana e Aiace Torino e scrive per la rivista Sentieri Selvaggi. Docente del corso di recitazione CineLAB e selezionatore del Torino Underground Cinefest, “La diva che non piace” è la sua prima pubblicazione.
Dal 14 aprile al 19 maggio 2022 sei appuntamenti con ingresso Up to You
L’Associazione Museo Nazionale del Cinema (AMNC), grazie al sostegno dell’European Cultural Foundation, propone alla città il progetto “Cinema per l’Ucraina”: una rassegna cinematografica che si articola in sei appuntamenti ogni giovedì sera, dal 14 aprile al 19 maggio 2022 a Torino, per riflettere sul terribile conflitto in corso in Ucraina attraverso lo sguardo di registi, sia ucraini che italiani, che negli ultimi anni hanno raccontato, con attenzione e partecipazione, storie, vite e persone di quella terra che ora tutti iniziamo a conoscere.
“Grazie al prestigioso sostegno dell’European Cultural Foundation, nell’ambito del programma Culture of Solidarity Fund: Ukraine edition, e della Fondazione CRT – dichiara Vittorio Sclaverani, Presidente dell’AMNC – ‘Cinema per l’Ucraina’ si pone un doppio obiettivo: da una parte dare visibilità a un panorama di autrici e di autori cinematografici ucraini molto interessanti, assolutamente poco conosciuti in Italia che nel corso degli ultimi anni sono stati capaci di comprendere e leggere prima dei media occidentali l’escalation della propaganda e del conflitto. Dall’altra, si intende dare visibilità a quei molteplici progetti che si sono attivati sul territorio per venire incontro all’emergenza umanitaria e all’accoglienza dei profughi. Portiamo avanti questa iniziativa con il nostro consueto approccio, in rete e in forma diffusa coinvolgendo gli enti più attivi della città a partire dal Centro Studio Sereno Regis con cui quest’anno promuoviamo anche la nona edizione di Lavori in corto – gli occhiali di Gandhidedicata ai temi della pace, della risoluzione creativa e nonviolenta dei conflitti”.
Le proiezioni della rassegna sono a ingresso libero, con la possibilità di fare delle offerte Up to You a sostegno di alcuni progetti specifici promossi da alcune organizzazioni del territorioattive per gestire questa emergenza umanitaria.
Le realtà territoriali alle quali verranno devoluti tutti i ricavi della rassegna sono: Associazione Ambiente in Circolo editrice di eHabitat.it, Fondazione Paideia, UGI – Unione Genitori Italiani, Come Back Alive, Il Pulmino Verde, Missioni Don Bosco.
L’appuntamento di apertura è in programma giovedì 14 aprile, alle ore 20.45 presso la Sala Poli delCentro Studi Sereno Regis (Via Garibaldi 13, Torino), e prevede la proiezione del film, in anteprima regionale, Postcards from Ukraine diretto da Sieva Diamantakos che sarà presente insieme al produttore Alberto Dandolo per incontrare il pubblico. Il film racconta le trasformazioni culturali e politiche dell’Ucraina a seguito della rivoluzione di Maidan del 2014 attraverso lo sguardo e i racconti di cinque giovani ucraini che accompagnano gli spettatori nelle città di Kiev, Mariupol, Kharkiv e Donetsk.
La rassegna prosegue il 21 aprile, alle ore 20.45 al Cinema Massimo (Via Verdi 18, Torino), con l’anteprima regionale di The Earth Is Blue as an Orange di Iryna Tsilyk, un documentario che osserva da vicino la vita di una famiglia durante il conflitto in Donbass.
Le relazioni tra genitori e figli sono ancora al centro dell’appuntamento del 28 aprile, alle ore 20.45 al Centro Studi Sereno Regis, con una doppia proiezione in anteprima regionale del cortometraggio In the field di Oleksandr Shkrabak e del documentario Molto visibile segretamente nascosto di Donatella Di Cicco che sarà presente in sala.
Il quarto appuntamento è fissato per il 5 maggio, alle ore 20,45 presso la Cascina Roccafranca (Via Rubino 45, Torino), con l’anteprima regionale di War Note di Roman Lyubiy, un racconto collettivo che si compone dei video realizzati dai soldati ucraini al confine con la Russia.
Il 12 maggio, alle ore 20.45 la rassegna farà nuovamente tappa al Centro Studi Sereno Regis, con il documentario in anteprima regionaleThis rain will never stop di Alina Gorlova, regista premiata agli IDFA di Amsterdam e al Festival dei Popoli di Firenze, che affronta l’odissea vissuta da Andriy Suleyman, ventenne nato in Siria da padre curdo e madre ucraina, durante i conflitti.
Cinema per l’Ucraina” si conclude il 19 maggio, alle ore 20,45 al Cinema Massimo (Via Verdi 18, Torino), con Bad Roads di Natalya Vorozhbit, film designato a rappresentare l’Ucraina ai recenti Premi Oscar 2022.
“Cinema per l’Ucraina” è un progetto a cura di Associazione Museo Nazionale del Cinema con il sostegno di European Cultural Foundation e Fondazione CRT in collaborazione con Centro Studi Sereno Regis, Museo Nazionale del Cinema, Cascina Roccafranca, eHabitat, Fondazione Paideia, Casa UGI, Il Pulmino Verde e Missioni Don Bosco. L’immagine guida è firmata dall’illustratrice Chiara Dattola.
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IL PROGRAMMA
> Giovedì 14 aprile ore 20.45, Centro Studi Sereno Regis, Via Garibaldi 13, Torino
Postcards from Ukraine(IT/DE/LU 2016, 84′, v.o. sott. it.) di Sieva Diamantakos alla presenza del regista e del produttore Alberto Dandolo in sala. Dopo una tournée in Ucraina con la sua band port-royal, il regista si trasferisce a Kiev dove resta coinvolto nella Rivoluzione di Maidan. Affascinato dai giovani ucraini decide di seguirne cinque provenienti da diverse città e ambienti sociali. Nel corso della serata saranno raccolti fondi a sostegno dell’Associazione Ambiente in Circolo editrice di eHabitat.it.
> Giovedì 21 aprile ore 20.45, Cinema Massimo, Via Verdi 18, Torino
The Earth Is Blue as an Orange di Iryna Tsilyk (UA 2020, 74′, v.o. sott. it.)
Il film racchiude gli estremi della guerra, sia il suo trauma esplosivo che la sua banale esistenza periferica nella vita di tutti i giorni. Con un’intuizione miracolosa la regista osserva una famiglia affrontare la guerra nel Donbass cercando di creare un significato quotidiano a partire da un conflitto insensato.
Nel corso della serata saranno raccolti fondi a sostegno della Fondazione Paideia.
> Giovedì 28 aprile ore 20.45, Centro Studi Sereno Regis, Via Garibaldi 13, Torino
In the field di Oleksandr Shkrabak (UA 2018, 20′, v.o. sott. Eng.) La storia di un padre che viene a sapere della morte di suo figlio soldato di leva. Il corpo è rimasto nell’est dell’Ucraina, controllata dai separatisti. Rifiutando di accettare i diktat della guerra, il padre parte per un viaggio nella zona di combattimento per cercare il figlio. Il film è vincitore del 36° Sulmona International Film Festival nel 2018. A seguire Molto visibile segretamente nascosto di Donatella Di Cicco (IT/UA, 2008, 47′, v.o. sott. it.), alla presenza della regista in sala. La storia di una madre ucraina e di sua figlia, costrette dalla distanza per motivi di lavoro a comunicare tramite foto e video, s’intreccia al dato biografico personale della regista che tenta una rielaborazione del suo dolore personale per la perdita della propria madre. Miglior film al Bellaria Film Festival nel 2009. Nel corso della serata saranno raccolti fondi a sostegno dell’UGI – Unione Genitori Italiani.
> Giovedì 5 maggio ore 20.45, Cascina Roccafranca, Via Edoardo Rubino 45, Torino
War Note di Roman Lyubiy (UA 2020, 72′, v.o. sott. it.)
I video personali dei soldati ucraini si intrecciano in un viaggio surreale in prima linea nella guerra con la Russia. In questo lavoro partecipato i protagonisti si svegliano e si addormentano, gioiscono e piangono, sentendo sempre che la registrazione potrebbe finire da un momento all’altro.
Nel corso della serata saranno raccolti fondi a sostegno di Come Back Alive.
> Giovedì 12 maggio ore 20.45, Centro Studi Sereno Regis, Via Garibaldi 13, Torino
This rain will never stop di Alina Gorlova (UA/LV/D 2020, 103′, v.o. sott. it.)
Un viaggio attraverso il ciclo infinito di guerra e pace che segna da sempre l’umanità, un potente racconto cinematografico. Andriy, figlio di due conflitti (Siria e Ucraina), cerca di ritagliarsi un futuro tra le sofferenze della guerra. Nel corso della serata saranno raccolti fondi a sostegno de Il Pulmino Verde. http://www.ilpulminoverde.it/
> Giovedì 19 maggio ore 20.45, Cinema Massimo, Via Verdi 18, Torino
Bad Roads di Natalya Vorozhbit (UA 2020, 105′, v.o. sott. it.)
Il film racconta quattro diverse risposte che le persone possono dare per sopravvivere al caos della guerra. Quattro storie ambientate lungo le strade del Donbass nel pieno del conflitto; il film è vietato ai minori di anni 14. Nel corso della serata saranno raccolti fondi a sostegno di Missioni Don Bosco .
Quattro sabati con Pietro Perotti per realizzare personaggi in gommapiuma
In un mondo sempre più virtuale, questo corso vuole dare delle indicazioni per ritrovare il piacere di fare da sé, usare le mani per esprimere la propria creatività, costruire cose piacevoli, ludiche, per sé o anche oggetti e soggetti da condividere con altri, come feste e manifestazioni.
Prima giornata
Presentazione video della versatilità e potenzialità della gommapiuma, le caratteristiche che la rendono particolare, l’elasticità, la morbidezza, la leggerezza. I diversi formati e densità. Inizio pratica: Come si traccia, come si taglia, come si incolla.
Seconda giornata
Costruzione di forme semplici: il cubo, il cono, il cilindro e la sfera. Costruzione di forme più complesse: Una fragola, una mela, un pomodoro, una zucca. Poi una lumaca, un pesce e un polipo, che possono anche essere animati.
Terza giornata
Costruzione di una testa che può essere usata come marionetta a mezzobusto o a bastone. Costruzione di un burattino completo, progettazione e realizzazione, con i partecipanti, di idee e soggetti che possano essere utili al lavoro che svolgono, es. marionette giganti, mascheroni da indossare, copricapi particolari, ecc.
Quarta giornata
• Colorazione di tutti gli oggetti realizzati. • Colorazione a secco con bombolette di colori acrilici e pennarelli indelebili. • Colorazione per immersione e con la tecnica, bagnato su bagnato, che permette di realizzare delle sfumature particolari. Dopo che gli oggetti sono asciutti finissaggio con l’aggiunta di vestiti e particolari.
Il corso sarà di 4 giornate di sabato con orario da concordare (inizio sabato 21 maggio) in Via Trivero 16 Torino, sede di “Volere la luna”.
Il costo dell’intero corso comprensivo di attrezzature e materiali è di euro 130. Al termine del corso i partecipanti potranno tenersi i manufatti eseguiti. Ad inizio corso è richiesto un acconto di euro 50, saldo a fine corso. Le adesioni devono essere inviate a pietro.perotti@alice.it cell.3493267285
Presentato l’anno scorso a Locarno, dove ha ricevuto il Pardo d’Oro nel Concorso Cineasti del presente, Brotherhood ha appena iniziato il suo percorso nelle sale, conquistando interesse in un anno in cui ricorre il trentesimo anniversario dall’inizio delle guerre nella ex Jugoslavia. Il pubblico torinese potrà vederlo lunedì 16 maggio, alle 20.45, al Cinema Massimo. Il film, co-prodotto da Nadia Trevisan e Alberto Fasulo per Nefertiti Film, è un’esplorazione intima della transizione dalla giovinezza alla virilità, la ricerca dell’identità, la ricerca dell’amore e di se stessi.
Jabir, Usama e Uzeir, sono tre giovani fratelli bosniaci, nati in una famiglia di pastori. Sono cresciuti all’ombra del padre, Ibrahim, un predicatore islamista severo e radicale. Quando Ibrahim viene condannato a due anni di carcere per terrorismo, i tre fratelli vengono improvvisamente lasciati soli. La temporanea sospensione degli ordini e dei comandamenti del padre cambia drasticamente la loro vita. I fratelli esplorano la loro libertà appena acquisita nel difficile viaggio per diventare uomini. Crescere non è mai stato più intimo ed estenuante: mentre lottano, combattono e si affrontano, vediamo le loro identità distinte che si sviluppano davanti ai nostri occhi.
Lun 16, h. 20.45, ingresso 6,00 Euro, 4,00 e 3,00 Euro
Intervengono il regista Francesco Montagner e la giornalista e drammaturga Vesna Šćepanović , modera Sebastiano Pucciarelli, autore Rai.
Note di regia
La prima idea di realizzare questo film nacque quando scoprii la famiglia Delić in un reportage televisivo. La storia di tre fratelli, tre ragazzi inseriti in un contesto bucolico, quasi arcaico, pastorale, che devono fare i conti con un padre radicalista islamico. Quel servizio mi ha spinto a pormi delle domande: chi sarei diventato da adolescente se fossi cresciuto con un padre forte e autoritario come Ibrahim? Avrei seguito le sue orme o avrei scelto un’altra via? Che forma di mascolinità avrei assunto? Avrei deciso di ribellarmi al suo essere autoritario?
Ma soprattutto, quale sarà il futuro di questi tre fratelli appena adolescenti? Queste domande mi portarono nel 2015 nel loro villaggio in Bosnia, quando Ibrahim aveva appena iniziato il processo che lo porterà poi alla condanna per terrorismo. Iniziai a instaurare un rapporto di progressiva fiducia e rispetto con i tre fratelli che è durato per tutti i quattro anni di riprese, dove abbiamo condiviso momenti cruciali della loro formazione.
Brotherhood non è solamente un romanzo di formazione: è una favola contemporanea, una storia universale sul significato di essere fratelli. E’ un’indagine su cosa significa diventare uomini, con la capacita di accettare di deludere chi ci ha cresciuto, se questo significa poter diventare la persona che si vuole essere. Imparare a lasciar andare l’infanzia e l’adolescenza per diventare adulti, con tutte le sofferenze e i sacrifici che comporta. In questo contesto patriarcale, il ruolo del padre ha un significato molto forte per un adolescente che ha bisogno di una guida per crescere. L’assenza del padre Ibrahim, per due anni in carcere, ha segnato profondamente l’evoluzione psicologica e umana dei tre fratelli, che hanno avuto l’opportunità di crescere liberi dalla sua ingombrante presenza.
Una volta liberi, pero, Jabir, Usama e Uzeir hanno scoperto con dolore la complessità della vita adulta, del dover fare scelte difficili e di doversi assumere le responsabilità gli uni degli altri. Crescendo nella campagna veneta negli anni 2000, ho sempre avuto un forte sentimento di frustrazione verso un ambiente in cui non mi riconoscevo, e mi sentivo prigioniero di un contesto che sentivo freddo e inadatto alla mia crescita umana e professionale. Lo stesso sentimento di impotenza, e di ansia esistenziale, mista a una forte determinazione, che ho trovato nei tre fratelli Jabir, Usama e Uzeir.
Curiosi come tutti gli adolescenti, ho visto in loro una forte voglia di trovare la propria strada, capire che uomo essere, abbandonando un mondo arcaico che li ha influenzati fin da bambini. Brotherhood nasce dunque da un’esigenza personale di scoprire le radici della mascolinità e di un dialogo intergenerazionale difficile, in un paese bello e pieno di contraddizioni come la Bosnia. Citando il premio Nobel Ivo Andric: “si può affermare che ci sono pochi paesi che hanno una fede cosi forte, caratteri cosi sublimi, una cosi grande tenerezza e tanta passione, tanta profondità di sentimenti, tanta incrollabile fede, tanta sete di giustizia. Ma sotto tutto questo, nelle profondità dense, si celano una moltitudine di tifoni ancora non scatenati, ammassati, che maturano e attendono la loro ora” (Andrić Ivo, Racconti diSarajevo).
Con Brotherhood ho cercato questi tifoni ardenti sotto la cenere, soffiando su di essi, e cercando di mostrare il fuoco che ancora si nascondeva, sia nei tre ragazzi, sia nella Bosnia di oggi.
L’Associazione Museo Nazionale del Cinema (AMNC) è lieta di collaborare nuovamente con Open DDB – Distribuzioni dal basso (www.openddb.it) in occasione della proiezione del documentario A Declaration Of Love di Marco Speroni, prodotto da Silvana Costa e Federico Schiavi per NACNE. Alla proiezione in programma lunedì 2 maggio, alle ore 20.30, interverranno il regista Marco Speroni, Luigi D’Alife di Open DDB, Bruno Mellano, Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà della Regione Piemonte e Valentina Noya, Vice Presidente dell’AMNC. Ingresso 6,00 Euro, 4,00 e 3,00 Euro.
Il film racconta la vita di Curtis McCarty, condannato a morte nel 1985 per un crimine che non aveva commesso. Ha trascorso ventidue anni in prigione, diciannove dei quali nel braccio della morte, sepolto vivo in una stanza senza finestre e senza poter avere contatti umani nel Penitenziario di Stato dell’Oklahoma. Nel 2007 è stato scagionato e liberato. Uscito di prigione con un grave PTSD (post traumatic stress desorder), senza alcun aiuto o sostegno la sua vita è crollata ed è diventato homeless e tossicodipendente. Il film è supportato tra gli altri dalla Comunità di Sant’Egidio, Innocence Project e Amnesty International; la proiezione è realizzata in collaborazione con LiberAzioni Festival.
“A Declaration Of Love si concentra sul lato umano di un uomo che ha passato la maggior parte della sua vita nel braccio della morteper un crimine che non ha commesso. L’obiettivo del film – dichiara il regista – è quello di coinvolgere e sensibilizzare il pubblico, mostrare quali immensi danni produce “vivere” nel braccio della morte. Curtis McCarty è una delle vittime più struggenti, la più iconica. Negli Stati Uniti gli errori giudiziari non sono rari e sono centinaia le persone che come Curtis sono state incarcerate ingiustamente o illegalmente. Ciò che rende questa storia unica e sconvolgente è che il suo incubo legale e umano è legato a uno degli scandali più esplosivi che hanno sconvolto la giustizia negli Stati Uniti negli ultimi 30 anni”.
Nel novembre 2018 la piattaforma Netflix ha reso disponibile ai suoi abbonati la visione di The Other Side of the Wind, un film a cui Orson Welles aveva dedicato le sue energie dal 1970 al 1985, anno della sua morte. In vita, il cineasta statunitense non era riuscito a portare a termine il progetto a causa di una serie incredibile di traversie, compresa la Rivoluzione Iraniana del 1979, che ne avevano impedito l’uscita nelle sale. Orson Welles e la New Hollywood è il racconto appassionato di un progetto cinematografico iniziato da Welles durante i primi anni della New Hollywood. Per raccontare questa incredibile storia produttiva, Massimiliano Studer ha consultato i documenti inediti dell’archivio Welles del Museo Nazionale di Torino, della University of Michigan e della Cinémathèque française. Il volume è inoltre impreziosito dalla prefazione di Esteve Riambau, considerato il più autorevole studioso europeo del cinema di Welles.
Il libro Orson Welles e la New Hollywood (Mimesis Edizioni) viene presentato mercoledì 27 aprile, alle ore 18.30, al Cinema Teatro Maffei. Dialogheranno con l’autore Edoardo Peretti dell’Associazione Museo Nazionale del Cinema, il Professor Franco Prono (DAMS di Torino) e la Dottoressa Carla Ceresa, che ha realizzato l’archivio Welles del Museo Nazionale del Cinema di Torino.
Ieri mattina ci ha lasciati Marina Panarese, una cara amica dell’Associazione Museo Nazionale del Cinema. Marina era una donna cresciuta con i valori più sani del Novecento che l’hanno portata a sviluppare uno sguardo continuativamente volto verso il futuro, grazie alla sua grande curiosità nei confronti del mondo, oltre che attento ad accrescere un dialogo effettivo con le nuove generazioni.
Marina ha sempre avuto anche un’attenzione particolare verso i più fragili e in questo senso è stata fondamentale la sua esperienza professionale in un periodo storico nodale per cercare di tutelare e consolidare il servizio sanitario pubblico. Con una sensibilità unica, Marina ha lavorato per attivare lo scambio tra diverse lingue e culture presenti sul nostro territorio, in particolare con la comunità cinese, grazie alle iniziative promosse dall’Associazione Zhi Song.
Le sue passioni erano molteplici come dimostrava il suo interesse per la letteratura, per l’arte contemporanea, per il cinema e per tutti i linguaggi artistici fuori dagli schemi. Ci dispiace pensare che te ne sei andata in un tempo di guerra, conoscendo la tua determinazione nel pensare sempre alla risoluzione dei conflitti attraverso il confronto e l’ascolto. Ti ricorderemo sempre con il sorriso, pensando al momento in cui ti paragonammo all’attrice afroamericana Octavia Spencer, Premio Oscar come miglior attrice non protagonista, per il suo sguardo vigile e ironico.
Per chi volesse salutarla l’appuntamento è fissato per domani, sabato 9 aprile, alle ore 12,30 presso la Parrocchia di Gesù Operaio in Via Ternengo 11 a Torino, mentre alle 13,45 ci ritroveremo al Tempio crematorio del Cimitero monumentale. Resterai sempre nei nostri cuori come la Octavia Spencer di Vanchiglia.
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