Inclusione Sociale

LiberAzioni

festival delle arti dentro e fuori

La missione di LiberAzioni fin dal 2016 è quella di valorizzare culturalmente contesti marginali per assorbire gli effetti negativi della povertà educativa in quartieri storicamente svantaggiati come Le Vallette: convergono matrice sociale e artistica, attraverso un catalizzatore di processi di comunicazione e sensibilizzazione come il festival biennale dentro e fuori il carcere che segue la restituzione di un anno di laboratori artistici partecipativi.

LiberAzioni festival è il primo a livello nazionale che si svolge dentro e fuori dal carcere che coinvolge in sezioni di concorso parallele detenuti e liberi e che fa lavorare congiuntamente per le proprie giurie professionisti del settore cinematografico, artistico e letterario insieme ai detenuti della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno: il carcere di Torino.

Il quartiere Le Vallette si è sviluppato con l’immigrazione degli anni’ 60, con una crescita spesso non accompagnata da altrettanti servizi.

Illustratore: Davide Saraceno

Oggi è al centro di processi di riqualificazione e di sviluppo del tessuto associativo con abitanti che intendono superare l’etichetta di quartiere difficile. È il quartiere più verde, ma ospita appunto anche la Casa Circondariale Lorusso e Cutugno: molti dei residenti non vorrebbero che fosse identificato con tale struttura. Con l’esperienza del primo festival LiberAzioni – l’arte dei giovani tra carcere e quartiere, vincitore del bando Sillumina della SIAE, abbiamo portato avanti una visione basata sull’organizzazione partecipata attraverso l’offerta gratuita a giovani, detenuti e non, di laboratori e concorsi artistici nazionali che mettono al centro della discussione il tabù di un’intera società rispetto all’istituzione carceraria.

Grazie alla sinergia con l’Ufficio della Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Torino e con il coinvolgimento dei responsabili dell’Area trattamentale del carcere Lorusso e Cutugno e il personale degli educatori, sono proprio le sezioni più svantaggiate dell’istituto, ovvero quelle che hanno meno possibilità di frequentare la scuola, lavorare, fare sport, fruire di momenti culturali e di socialità, a essere coinvolte.
Grazie al nostro lavoro pluriennale abbiamo compreso che molte sezioni sono svantaggiate da un punto di vista dell’accesso ad attività trattamentali, in particolare la sezione femminile dove sono alti i livelli di sofferenza. Le donne recluse, sia a Torino che in tutta Italia, rappresentano meno del 10% della popolazione detenuta, ma nonostante questo vivono condizioni detentive con bassissime opportunità formative e lavorative. Le donne, dentro e fuori il carcere, durante e dopo la detenzione, subiscono discriminazioni più forti degli uomini. Per questo motivo, nell’ambito del progetto di quest’anno le detenute torinesi saranno tra le beneficiarie di un laboratorio di pittura con l’artista Arianna Vairo che le condurrà alla realizzazione partecipata della locandina dell’edizione del festival 2025.

È data inoltre particolare attenzione anche ai detenuti più giovani che sono in continuo aumento negli ultimi anni. Una recente ricerca curata dall’Ufficio della Garante per i diritti delle persone private della Libertà personale del Comune di Torino dal titolo Giovani dentro e fuori sottolinea in maniera preoccupante come dopo la pandemia sia cresciuto il numero degli arresti tra i minori di ventiquattro anni.

Lavorare in carcere non è solo importante per capire in una scala ridotta le questioni nodali della nostra società, come in uno specchio, ma spesso è possibile osservare in anticipo alcuni fenomeni utili per attivare politiche di prevenzione e di sostegno per le nuove generazioni e per le loro famiglie. In passato sono stati coinvolti nei laboratori anche i detenuti del Polo universitario e dell’Alta sicurezza; in quest’ultima sezione è importante ricordare che i detenuti sono costretti a vivere ristretti 20 ore su 24 al giorno.

Le finalità specifiche del progetto LiberAzioni mirano a fornire degli strumenti per riabilitare i detenuti a una maggiore consapevolezza nelle proprie capacità interiori e sviluppare la loro resilienza in un contesto totalitario, attraverso la pratica di diversi linguaggi insieme artistici, formativi e terapeutici, modulati a seconda della tipologia di sezione detentiva in cui sono inseriti.  L’obiettivo principale del progetto, quindi, è quello di offrire dei momenti culturali e delle tecniche artistiche alla popolazione detenuta più svantaggiata del carcere di Torino, istituto che offre, come la maggior parte degli istituti italiani, poche possibilità educative e lavorative alla maggior parte dei reclusi, soprattutto a causa di un sottodimensionamento del personale di polizia e trattamentale.

Come è nella mission principale dell’Associazione Museo Nazionale del Cinema che porta avanti il progetto LiberAzioni, siamo convinti dell’importanza dello scambio tra gli artisti coinvolti – numerosissimi in questi anni – e il pubblico, in questo caso composto da detenute e detenuti, attraverso visioni cinematografiche collettive nella sala del teatro della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno.

In un contesto di totale privazione, soprattutto affettiva ed emotiva, il progetto intende offrire degli strumenti alla popolazione detenuta e alle persone che lavorano in carcere per accrescere la consapevolezza nelle proprie competenze interiori ed espressive, stimolando soluzioni creative e nonviolente ai conflitti che continuamente si generano in un ambiente che crea ansie sulle prospettive come il carcere.

Attraverso una ragionata comunicazione del progetto e grazie alla restituzione pubblica dentro e fuori le mura della Casa Circondariale, da anni consolidiamo la riattivazione di forme di dialogo tra il carcere e la società civile, per far conoscere più da vicino alla cittadinanza un mondo spesso contraddistinto da pregiudizi. 

LiberAzioni rappresenta fondamentali azioni per analizzare il tabù di un’intera società rispetto all’istituzione penitenziaria: processi e prodotti dei laboratori non sono solo stati documentati con una strategia di comunicazione, ma anche esposti, proiettati, letti in eventi di restituzione, organizzati in mostre.  

Trasmettere ai detenuti, attraverso i laboratori, momenti collettivi di restituzione e una corretta informazione mediatica, la coscienza che esistano cittadini liberi sensibili e in ascolto rispetto alla vita delle persone recluse, rappresenta un grande segnale di speranza e di democrazia.

Per maggiori informazioni scrivere a liberazioni.torino@gmail.com

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