Anteprima di A Man Fell

L’Associazione Museo Nazionale del Cinema (AMNC), in collaborazione con il Circuito Ventavoli, promuove l’anteprima di A Man Fell di Giovanni C. Lorusso (2024, 70’) in programma martedì 25 febbraio alle ore 20,45 presso il Cinema Romano (Galleria Subalpina, Torino); l’ingresso è gratuito con la possibilità di prenotare attraverso Eventbrite a questo link: https://bit.ly/3ERcFSR
Il film, co-prodotto da Italia, Libano, Francia e Colombia, dopo l’anteprima internazionale alle Giornate degli Autori di Venezia, è ora in corsa per entrare nella cinquina come migliore documentario ai David di Donatello. La proiezione sarà accompagnata in sala dall’autore Giovanni C. Lorusso e dal produttore Salvatore Lizzio di Revok; moderano l’incontro Davide Ferrario, Presidente onorario dell’AMNC, e Valentina Noya, Vice Presidente dell’AMNC. Il film gode del patrocinio di Amnesty International Italia.
Il film è girato a in Libano a Sabra che è nota a causa del massacro compiuto nel 1982 dalle Falangi libanesi e dall’esercito di Israele allo scopo di uccidere cittadini palestinesi e sciiti libanesi, e che ha lasciato oltre tremila vittime. Qui sorge il Gaza Hospital che, dopo essere stato un ospedale dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) alla fine degli anni Settanta, è stato poi smantellato, divenendo un simbolo della sopravvivenza dei palestinesi, che tuttora vi trovano rifugio. Nel Gaza Building vive l‘undicenne Arafat che passa il tempo tra le rovine degli undici piani dell’edificio. Insieme al suo amico Muhammad pensa a come esplorare i sotterranei proibiti, dove ci sono solo sesso, droga e morte, mentre tutti nel palazzo parlano della storia probabilmente falsa di un uomo che sarebbe caduto dal quarto piano di quello stesso edificio per motivi ignoti.

“l progetto del film è nato durante il mio quarto viaggio in Libano – dichiara il regista Giovanni C. Lorusso – con l’intento di scoprire nuovi aspetti del quartiere di Shatila, mi sono trovato di fronte a cambiamenti inaspettati nelle dinamiche sociali che circondano la famiglia Alhaddad, protagonista del mio precedente film Song of All Ends. Nella mia prima settimana di permanenza ho incontrato Yasser Al Ali, un barbiere con un negozio all’ingresso di Sabra. Mi ha gentilmente proposto di visitare un luogo a me sconosciuto: l’ex Gaza Hospital, dove lui e i suoi tre figli hanno vissuto negli ultimi quindici anni. Una notte entrammo nelle scale buie di quel palazzo e lui mi disse: “Benvenuto all’inferno, Gio”. Da quel momento ho indagato sulle mie possibilità, imparando finalmente alcune espressioni arabe di base e interagendo con gli abitanti dell’edificio di tutte le età per un periodo di venticinque giorni. Il mio desiderio immediato è diventato quello di ritrarre le dinamiche e l’energia di quello che può essere visto come un monolite di resistenza passiva della condizione palestinese. Come per i miei lavori precedenti, ho lasciato che l’istinto e l’ambiente circostante definissero la regia. Dopo cinque giorni di visite nei diversi appartamenti, dove molti erano inizialmente riluttanti a farsi coinvolgere nel progetto, Yasser e io abbiamo deciso di sviluppare un film basato sulle storie apparentemente poco importanti dell’edificio, attraverso gli occhi del giovane Arafat. Ridurre al minimo l’attrezzatura ci ha permesso di spostarci tra gli undici piani, dove ci siamo organizzati per catturare momenti inaspettati, così come scene pensate insieme ai ragazzi”.
I cittadini palestinesi residenti in Libano comprendono rifugiati fuggiti durante la Nakba del 1948, i loro discendenti, le milizie che risiedevano in Libano negli anni ’70 e ’80 e coloro che si sono trasferiti da paesi confinanti, come la Siria. L’UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione) ha contato 475.075 rifugiati palestinesi registrati (dato 31 dicembre 2019). La maggior parte dei palestinesi in Libano non ha la cittadinanza e di conseguenza carta d’identità libanese, la quale darebbe loro accesso a servizi quali la sanità e l’istruzione. Inoltre, la legge impedisce loro di possedere proprietà o di accedere a un elenco di abitazioni desiderabili.
Giovanni C. Lorusso è nato a Sassari nel 1981. Ha una formazione universitaria in letteratura a Roma, in filosofia a Londra e in regia cinematografica alla Sydney Film School; lavora come direttore della fotografia da quindici anni tra Oceania, Europa e Africa. Il suo primo film da regista, Song of All Ends, ha avuto la sua prima nel 2024 al Rotterdam International Film Festival ed é stato presentato a Bellaria e al Festival del Cinema Africano, Asia e America Latina di Milano, dove ha ottenuto il Premio della Critica SNCCI. Lorusso é membro accreditato dell’Australian Cinematographers Society e ha pubblicato tre libri di fotografia: The Limits of Rupture, Keep Fire Burning e VOCI.

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