L’Associazione Museo Nazionale del Cinema assegna dal 2002 ogni un premio intitolato a Maria Adriana Prolo, fondatrice del Museo del Cinema, un riconoscimento assegnato a una personalità del mondo del cinema che si è particolarmente distinta nel panorama della cinematografia italiana ed europea.
Il premio è stato conferito ai registi Giuseppe Bertolucci, Marco Bellocchio, Ugo Gregoretti, Giuliano Montaldo, Massimo Scaglione, Daniele Segre, Bruno Bozzetto, Lorenza Mazzetti, Costa-Gavras, David Grieco agli attori Roberto Herlitzka, Elio Pandolfi, Piera Degli Esposti, Lucia Bosè, Ottavia Piccolo, allo sceneggiatore Giorgio Arlorio, al compositore Manuel De Sica, all’ex operaio, artista e filmmaker Pietro Perotti, all’esercente Lorenzo Ventavoli, ai registi Cecilia Mangini e Giuseppe Piccioni.
Dal 2022 il Premio Maria Adriana Prolo è patrocinato da Amnesty International Italia in virtù del legame sempre più forte con le tematiche dei diritti umani; l’ultima edizione del riconoscimento ha visto come protagonista il regista svizzero Markus Imhoof, autore tra gli altri di film come La barca è piena, Un mondo in pericolo – More then honey ed Eldorado.
La cerimonia è stata ospitata dal Festival Angelo Francesco Lavagnino di Gavi dal 2003 al 2009 e dal Torino Film Festival nel 2002 e poi dal 2010 al 2021; dal 2010 viene pubblicato un numero monografico di Mondo Niovo 18-24 ft/s dedicato al premiato. Dal 2022 la manifestazione viene organizzata intorno al 10 dicembre, Giornata mondiale dei diritti umani, in collaborazione con Amnesty International Italia.
Maria Adriana Prolo
Nata a Romagnano Sesia in provincia di Vercelli il 20 maggio 1908, Maria Adriana Prolo rivelò assai presto doti di rara vivacità intellettuale e di eclettismo. Laureata in Lettere e Storia, insegnò fino al 1953, si dedicò fin da giovanissima, a molte e differenti attività: lavorò come annunciatrice per l’EIAR e frequentò numerosi corsi, come ad esempio quello di Archivistica e Paleografia presso l’Archivio di Stato di Torino. Già all’inizio degli anni ’30, incominciò una collaborazione attiva e costante, in qualità di storica e saggista con giornali, riviste e istituzioni culturali varie, pubblicando nel 1931 un estratto della tesi di laurea nel “Giornale degli Economisti”. Numerosissimi e orientati dalla molteplicità dei suoi interessi furono i contributi di quegli anni: dalla ricerca sui fondi documentari del Public Record Office di Londra sulla Storia del Risorgimento (1935), alla pubblicazione presso Treves delle Poesie edite e inedite della poetessa pizzarda Agata Sofia Sassernò con un’ampia introduzione sulla cultura femminile subalpina dalle origini al 1860 (1937), sino alla raccolta di materiali per una Letteratura piemontese dalla fine dell’800 al 1914, condotta nel 1938 con l’aiuto di Francesco Pastonchi. Proprio grazie a quest’ultima attività Maria Adriana Prolo scoprì che il cinema era diventato per molti giornalisti, scrittori e poeti un affascinante tema di studio e di analisi. Pubblicò così, nello stesso anno, sulla rivista del Centro Sperimentale per la Cinematografia “Bianco e Nero”, l’articolo “Torino cinematografica prima e durante la guerra”. Era l’inizio di una lunga e approfondita ricerca destinata a svilupparsi negli anni. Una ricerca da cui nascerà, nel 1951, il primo volume della “Storia del Cinema muto italiano” (1896-1915) e che porrà la premessa per il secondo (1916-1930), purtroppo mai completato, per vicende e impedimenti di varia natura. Non va dimenticato tuttavia che per la Prolo, accanto all’interesse di tipo critico-storiografico, l’approccio al cinema significò l’emergere prepotente di un geniale gusto collezionistico e uno spirito brocante come ama dire chi l’ha conosciuta. Un gusto legato al desiderio di raccogliere e conservare le testimonianze dell’industria cinematografica torinese, all’idea di creare un vero e proprio Museo del Cinema. Scriverà in seguito la stessa Prolo: ‘Una minuscola annotazione su una minuscola agenda. 8 giugno 1941: pensato il Museo. Così comincia la storia del Museo Nazionale del Cinema’. L’incontro con i protagonisti principali dell’epoca d’oro del cinema muto, tra cui Giovanni Pastrone e Arrigo Frusta, avrebbe dato ulteriore consistenza a questa idea iniziale. Spinta da quella particolare forma di amorosa ossessione che è tipica degli autentici collezionisti, Maria Adriana Prolo iniziò così, dal 1941, una assidua ricerca e raccolta di materiali e documenti, in molti casi unici. Materiali e documenti fra loro diversissimi, la cui selezione testimonia uno dei grandi meriti di questa instancabile collezionista: la capacità cioè, quando ancora pochi lo facevano, di guardare alla storia del cinema come a un fenomeno complesso nel quale confluiscono processi culturali e sociali diversi. Ecco così, accanto alla raccolta di film, le collezioni di apparecchi, oggetti d’arte, fotografie e manifesti, libri e documenti d’archivio. Fino al 1958 questo prezioso patrimonio, che Maria Adriana Prolo continuò ad arricchire per tutta la vita, fu conservato in alcuni locali della Mole Antonelliana concessi dal Comune di Torino. È sul finire di quell’anno, il 27 settembre 1958, che venne inaugurato a Palazzo Chiablese il Museo del Cinema. Sette anni più tardi, a seguito del riconoscimento del Ministero della Pubblica Istruzione e degli Interni, il Museo diventerà Museo Nazionale del Cinema. Maria Adriana Prolo aveva raggiunto l’obiettivo perseguito con tenacia e abnegazione, costruendolo passo dopo passo. Il 7 luglio del 1953, con l’appoggio del fondatore della Cinémathèque Française, Henri Langlois, era infatti ufficialmente nato il Museo, costituito come “Associazione Culturale Museo del Cinema”. Soci fondatori erano, oltre naturalmente alla stessa Prolo, Augusto Ferraris (Arrigo Frusta), Carlo Giacheri, Leonardo Mosso, Giovanni Pastrone, Giordano Bruno Ventavoli e Mario Gromo. L’anno successivo il Museo fu nominato membro effettivo della F.I.A.F. Fédération Internazionale des Archives du Film. L’impegno riposto nella realizzazione e conduzione del Museo Nazionale del Cinema non impedì a Maria Adriana Prolo d’indirizzare la sua esperienza e intelligenza di collezionista ad altri oggetti e luoghi della memoria storica. Grazie a lei fu infatti creato a Romagnano un Museo Storico Etnografico della Bassa Valsesia, tra i più importanti centri di conservazione della cultura contadina in Piemonte. Per la sua opera meritoria, nel 1984, la città natale le conferì una medaglia d’argento. Non fu l’unico riconoscimento avuto da Maria Adriana Prolo nel corso della sua vita. Nel 1974 il Centro studi di cultura cinematografica di Roma e i giornalisti del Consorzio stampa cinematografica le assegnarono una medaglia d’oro per l’attività svolta in favore del cinema italiano con il prezioso apporto d’intelligenza, capacità artistica, eccezionale preparazione professionale; la Federazione Italiana Associazioni Fotografiche la nominò “Benemerito della Fotografia Italiana” per la sua attività a favore della fotografia e della Federazione. Nel 1989 Jack Lang, Ministro francese della Cultura, la insignì del titolo di “Chevalier de l’ordre des Arts et des Lettres”, ‘per la sua quarantennale attività di ricercatrice e collezionista di oggetti e documenti cinematografici e per aver dato vita a uno dei più importanti musei del cinema del mondo’. Ancora, nello stesso anno, nell’ambito dell’ottava edizione delle “Giornate del Cinema Muto” di Pordenone, le fu consegnato il prestigioso premio Jean Mitry per la sua attività di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio cinematografico e e del precinema. Certamente tuttavia il premio più gradito per Maria Adriana Prolo fu il riconoscimento di un vasto pubblico, non solo torinese, che frequentò per anni e con grande interesse la saletta cinematografica e i locali di Palazzo Chiablese, la vecchia sede del Museo del Cinema, consolidando così la passione per il cinema e imparando a scoprirlo.