Doppio appuntamento per ricordare Marina Panarese, amica del Gruppo Abele, della Pastorale Migranti e dell’Associazione Museo Nazionale del Cinema. Il primo è in programma sabato 4 maggio alle ore 18,30 da Binaria (Via Sestriere 34, Torino) e prevede la proiezione di una selezione di cortometraggi finalisti a LiberAzioni festival 2023, in particolare i candidati al premio 2023 dedicato a Marina Panarese: il vincitore Where the leaves fall di Xin Alessandro Zheng, la menzione speciale Near Light di Niccolò V. Salvato e Mara Cracaleanu, We stand together di Jean Hilaire Juru, Gladiators di Maryam Rahimi, I cinque punti di Andrea Deaglio, Tana libera tutti di Valerio Filardo; per garantirsi un posto in sala è possibile prenotare gratuitamente a QUESTO LINK di Eventbrite.
Il secondo appuntamento è in programma sabato 18 maggio alle ore 17,00 presso il Giardino Ezio Bosso (Via S. Giuseppe Benedetto Cottolengo 22, Torino) con il concerto in memoria di Marina Panarese con la partecipazione della Torino Social Orchestra diretta dal Maestro Giovanni Stracuzzi e l’Ensemble di chitarre del CFM diretto dal Maestro Gian Paolo Lopresti. Il concerto è realizzato in collaborazione con l’Ufficio Pastorale Migranti, Scuola Popolare di Musica Torino e Centro di Formazione Musicale Torino.
Il Cinema Teatro Agnelli di Torino (Via Paolo Sarpi 111) propone dal 3 al 12 maggio, nell’ambito del Salone OFF, una rassegna dal titolo Parole&Cinema in collaborazione con l’Associazione Museo Nazionale del Cinema, Altreconomia e GenerAzione Ponte. Un ciclo per riflettere su importanti tematiche contemporanee narrate attraverso la scrittura e il linguaggio audiovisivo. L’ingresso a ogni singolo appuntamento ha un costo di 5,00 euro.
Venerdì 3 maggio ore 21,00 @Cinema Teatro Agnelli di Torino
Proiezione del documentario MUR di Kasia Smutniak (2023, 110′) con a seguire incontro con il giornalista di Altreconomia Luca Rondi, co-autore di Chiusi dentro. I campi di confinamento nell’Europa del XXI secolo e di Respinti. Le sporche frontiere d’Europa dai Balcani al Mediterraneo.
Per una settimana, nel marzo del 2022, l’attrice polacca naturalizzata italiana Kasia Smutniak è tornata nel suo Paese per vedere, e far vedere, il muro lungo 186 chilometri e alto cinque metri e mezzo che le autorità stavano costruendo lungo il confine con la Bielorussia per impedire il passaggio ai migranti. Al momento il muro, poi completato nel luglio dello stesso anno, aveva ancora alcuni varchi aperti, e i migranti si rintanavano nel bosco con il terrore di essere intercettati dalle guardie di frontiera che con auto, quad, moto, elicotteri e droni cercava di stanarli per ributtarli in Bielorussia. Smutniak ha preso contatto con alcuni attivisti che si occupano di raggiungere quei profughi e portare loro aiuti di prima necessità: Mariusz “l’uomo della foresta”, Zosia che coordina i soccorsi dal Galles, Silvia, italiana, che vuole gestire progetti di emergenza, Jakub che non ha dimenticato l’empatia, ed Ewa, che fa la cosa giusta perché “qualcuno la deve fare”. Li vediamo tutti in volto tranne Ewa, e vediamo Kasia, filmata da Marella Bombini che cofirma il documentario, addentrarsi sempre più a fondo nel cuore di tenebra che la Polonia sta attraversando.
Sabato 11 maggio ore 21,00@Cinema Teatro Agnelli di Torino
Proiezione del documentario La voce di Ventotene (2024, 65′), con a seguire incontro con il regista Stefano Di Polito e l’Associazione Generazione Ponte.
Nella piccola isola di Ventotene dal 15 luglio del 1939 furono confinati tutti i principali oppositori del fascismo: Alessandro Pertini, Giuseppe Di Vittorio, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni, Camilla Ravera, Umberto Terracini, Giovanni Pesce si ritrovarono con altri 800 confinati sull’isola pontina a condividere i cameroni, le mense e i pochi spazi liberi, fino all’estate del 1943, quando iniziò la Liberazione dell’Italia. Le uniche attività concesse erano lo studio e, in parte, la scrittura, per il resto, i confinati erano sottoposti a rigide restrizioni e a severi controlli. ciononostante i confinati riuscirono a organizzare una biblioteca clandestina e un programma segreto di lezioni di formazione politica. Da questa durissima esperienza si formò la futura classe politica italiana e l’idea d’Europa con il Manifesto di Ventotene, scritto clandestinamente da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni, che diffuse l’idea che solo l’unione dei paesi europei e il superamento dei nazionalismi avrebbe portato alla pace duratura. Altri confinati illustri piemontesi, come Camilla Ravera, Giovanni Pesce, Alberto Jacometti, raccontarono nelle loro autobiografie l’esperienza del confino di Ventotene, ripercorrendo quegli anni trascorsi sull’isola a contatto con i principali esponenti dell’antifascismo.
Domenica 12 maggio ore 16,00@Cinema Teatro Agnelli di Torino
Proiezione del docufilm I bambini di Gəzə con a seguire incontro con la scrittrice Nicoletta Bortolotti, autrice dell’omonimo libro, in collaborazione con Mondadori e Eagle Pictures.
Gəzə 2003: il 43% della popolazione ha meno di quattordici anni. Mahmud è un undicenne pəlestinesə che vive solo con la giovane madre Farah vedova e la aiuta a vendere mazzi di timo, muovendosi tra allarmi, coprifuoco, in una città devastata da un conflitto infinito che colpisce i civili. Sulla spiaggia che frequenta per imparare a surfare, Mahmud vede un ragazzino muoversi furtivamente e rientrare nell’insediamento vicino ai posti di blocco sulla strada: è Alon, figlio unico di una coppia israeliana e ha in comune con lui la passione per la tavola da surf. Al mare è legato anche Dan, giovane surfista straniero che si è fermato nel Paese dopo un infortunio che lo ha reso dipendente dagli antidolorifici. Grazie a lui i due ragazzi impareranno le basi di quello sport, in momenti in acqua che sono l’unico sollievo dalla quotidianità fatta di macerie, di lotta per reperire beni di prima necessità, di pericolo costante. I compagni di Mahmud che giocano alla guerra avendola sotto gli occhi, diffidano della sua vicinanza ad Alon, e alcuni di loro sono già cooptati nelle fila del movimento di liberazione, ma sia Mahmud che Alon ragionano in autonomia dai loro ambienti di provenienza. Sono ragazzi intrappolati in un contesto che non hanno scelto, costretti a respirare l’odio e le paure dei genitori, a crescere in una guerra di cui subiscono le conseguenze senza capirne fino in fondo le ragioni.
L’accoglienza è un concetto cardine della nostra civiltà e ha due prospettive complementari: un momento importante nella vita di chi è accolto, un progetto di solidarietà da parte di chi accoglie. Un valore, ma anche una questione delicata che spesso attraversa la nostra società in maniera molto complessa. In occasione della decima edizione, il concorso cinematografico nazionale Lavori in Corto sceglie come tema l’accoglienza.
Diretta da Vittorio Canavese, la manifestazione è organizzata dall’Associazione Museo Nazionale del Cinema – AMNC e avrà, come di consueto, alcune tappe di avvicinamento prima della restituzione finale. L’immagine guida del 2024 è un’opera dell’illustratore Andrea Serio.
Sabato 13 aprile, alle ore 20.30, il Cinema Massimo ospiterà la proiezione del film Il cielo è mio di Ayoub Naseri, un documentario che riassume e racconta proprio il tema dell’accoglienza (versione originale sottotitolata in italiano). Con questo evento in sala, l’AMNC lancerà il bando del concorso 2024. Insieme al regista, per la presentazione, interverranno Franca Mangiameli del direttivo nazionale di Emergency, Vittorio Canavese e Valentina Noya, vicepresidente di AMNC. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti disponibili in sala.
«Nel solco tracciato dalle edizioni precedenti, tutte dedicate a temi sociali ed etici, con lo scopo di valorizzare visioni sensibili e attente alla realtà da parte di giovani autrici e autori – spiega Vittorio Canavese, direttore di Lavori in Corto – quest’anno vogliamo evidenziare come l’accoglienza possa costituire una forma di condivisione e crescita. Se pensiamo all’accoglienza dei migranti, questa è un percorso per chi viene accolto realizzando un progetto di cambiamento di vita e per chi accoglie realizzando un cambiamento del proprio tempo e delle proprie relazioni. E il racconto che il cinema ne fa è di per sé un progetto. I progetti di accoglienza raccontano territori e generazioni; territori lasciati e ricordati o scoperti e condivisi, con tutte le difficoltà e le paure che i piccoli grandi cambiamenti comportano. Siamo curiosi di scoprire come giovani registe e registi, a maggior ragione se di seconda generazione, si confrontino con situazioni tanto delicate quanto ricche di opportunità, ne siano solo testimoni o anche protagonisti in prima persona, le vivano da fuori o da dentro».
Lavori in Corto 2024: dal 13 aprile. La decima edizione del concorso è dedicata a Marina Panarese, scomparsa due anni fa. Attivista per i diritti dei migranti e operatrice sociale, è cresciuta con i valori più sani del Novecento, che l’hanno portata a sviluppare uno sguardo rivolto al futuro, grazie a una grande curiosità nei confronti del mondo, con la capacità di accrescere il dialogo interculturale e con le nuove generazioni. Lavori in Corto si sviluppa grazie al supporto di numerose realtà attive nel sociale e apre la selezione a cortometraggi e documentari brevi di giovani registe e registi, dall’Italia e dall’estero, oppure straniere e stranieri di seconda generazione.
Il bando sarà aperto dal 13 aprile e per partecipare ci sarà tempo fino al 14 luglio. Sono ammessi al concorso corti di finzione, animazione o documentari della durata massima di 30 minuti.
«In un momento storico di grandi tensioni e paure – sottolineano Valentina Noya e Vittorio Sclaverani dell’AMNC – abbiamo voluto porre al centro dell’attenzione l’accoglienza come forma di agire positivo e speranza per il futuro.Per esplorare questi aspetti abbiamo deciso di coinvolgere un’ampia rete di associazioni e operatori in questo campo, con l’obiettivo di dar vita a un terreno di confronto con giovani registe e registi sulla funzione sociale e politica del cinema capace di raccontare il nostro presente. Siamo contenti che ad accompagnare la decima edizione di Lavori in Corto siano ben radicati lo spirito e l’esempio di due figure nodali per il nostro percorso umano e culturale come Marina Panarese e Armando Ceste. Per l’immagine guida abbiamo scelto un’opera di Andrea Serio che ci ricorda il cinema di Markus Imhoof e l’opera poetica di Ruth Padel, in particolare il testo Veniamo tutti da un altro luogo. Migrazioni e sopravvivenza».
L’immagine guida di Lavori in Corto 2024, Assembramenti, è un’opera di Andrea Serio, illustratore e fumettista nato a Carrara nel 1973, da vent’anni dedito alla tecnica del pastello e della matita colorata; i suoi disegni sono stati esposti in manifestazioni nazionali e internazionali.
«Lavori in Corto quest’anno sarà dedicato alla memoria di Marina Panarese, è un grande onore per i suoi amici e le realtà del territorio che l’hanno sempre vista attiva e partecipe in molteplici attività di sostegno e inclusione – dichiara Sara Sanna, insegnante e traduttrice di lingua cinese, collaboratrice di Marina Panarese –. Il suo impegno è stato sempre rivolto all’accoglienza a livello personale e attraverso la collaborazione con numerose organizzazioni in contesti locali e internazionali. Il suo agire è stato fondamentale per molte persone e con il premio a lei dedicato, rivolto a registi stranieri o di seconda generazione, intendiamo condividere il suo ricordo a un pubblico sempre più ampio».
Il primo premio, come di consueto, è dedicato al regista Armando Ceste di cui ricorre quest’anno il quindicesimo anniversario dalla scomparsa. Nel corso dell’anno, si svolgeranno alcuni eventi di avvicinamento all’appuntamento finale del concorso, una tre giorni di proiezioni al Centro Studi Sereno Regis, dall’11 al 13 ottobre. I premi in denaro previsti sono tre: il Primo Premio Armando Ceste da 2.000 euro, il Premio Marina Panarese da 1.500 euro, dedicato a film-maker straniere e stranieri o di seconda generazione; il Premio Cinema Giovani Vittorio Arrigoni da 1.000 euro, rivolto esclusivamente a persone under35.
Il film in anteprima il 13 aprile. Il cielo è mio di Ayoub Naseri (Italia, 2023, 65’, DCP, col., v.o. sott.it)
A seguito della caduta del governo afgano nel 2021, Aziz, un insegnante d’arte, viene evacuato con la sua famiglia da un’operazione militare speciale avviata dal Ministero della Difesa italiano. La famiglia arriva nel nostro Paese ed è accolta nell’Abbazia di Mirasole, un monastero del XII secolo. Mentre è in lutto per la patria, Aziz si sforza di migliorare le condizioni di vita per i suoi figli, soprattutto Erfan, un ragazzino con disabilità. Nonostante le sue condizioni, Erfan non vede l’ora di costruire una nuova vita nella sua nuova casa. Affascinato dalla bellezza dell’Abbazia, sente un profondo legame con l’anima del luogo e le preghiere nascoste che riposano nei muri lo guidano verso un percorso di conoscenza. Il film è prodotto dall’UBI – Unione Buddhista Italiana e distribuito da Notturna Film.
Lavori in Corto è un progetto curato dall’Associazione Museo Nazionale del Cinema realizzato con il sostegno della Regione Piemonte e Fondazione CRT, con la collaborazione di ArTeMuDa, ASAI, Associazione Socio-Culturale Italo-Cinese Zhisong, Bizzeffe, Caffè dell’Orto, Caracol Galleria, Centro di Formazione Musicale Torino, Centro Sociale ex Canapificio Caserta, Centro Studi Sereno Regis, Festival delle Migrazioni, Fondazione Montessori Italia, Fondazione Vik Utopia Onlus, Gruppo Abele Onlus, Gruppo Emergency Torino, Lacumbia Film, Mercuzio and Friends, Mosaico Refugees, Movimento Migranti Rifugiati Caserta, Porta delle Culture, Il Pulmino Verde, Refugees Welcome Italia e Gruppo Torino, Scuola Popolare di Musica Torino, Ufficio Pastorale Migranti e la media partnership di Agenda del Cinema a Torino.
La rete dei partner sta preparando una campagna di raccolta fondi per Lavori in Corto che sarà aperta a partire dal lancio del 13 aprile sulla piattaforma Produzioni dal Basso.
Gli eventi di avvicinamento al festival di ottobre
Sabato 20 aprile, ore 20.30
Centro Dar al Hikma, via Fiochetto 15, Torino, ingresso libero Up to You
Proiezione di The Milky Way di Luigi D’Alife, alla presenza in sala del regista e dei volontari del Rifugio Fraternità Massi di Oulx. Di giorno le montagne tra Clavière e Monginevro sono attraversate da migliaia di sciatori in vacanza sulla neve nel comprensorio sciistico “La Via Lattea”; di notte, invece, sono percorse di nascosto tra i boschi da decine di migranti che lasciano l’Italia per proseguire il loro viaggio oltre il confine verso la Francia. Appuntamento curato da Porta delle Culture.
Venerdì 3 maggio, ore 21.00
Cinema Agnelli, via Paolo Sarpi 111, Torino, ingresso 5 euro
Proiezione del documentario Mur di Kasia Smutniak con a seguire incontro con il giornalista di Altreconomia, Luca Rondi, autore del libro Respinti – Le sporche frontiere d’Europa, dai Balcani al Mediterraneo. Appuntamento curato dal Cinema Agnelli.
Sabato 4 maggio, ore 18.30
Binaria, via Sestriere 34, Torino, ingresso libero Up to You
Proiezione dei cortometraggi finalisti del concorso cinematografico LiberAzioni 2023. Appuntamento realizzato in collaborazione con il Gruppo Abele Onlus.
Sabato 18 maggio, ore 17.00
Ufficio Pastorale Migranti, via B. Cottolengo 22, Torino, ingresso libero Up to You
Concerto in memoria di Marina Panarese con la partecipazione della Torino Social Orchestra diretta dal Maestro Giovanni Stracuzzi e l’Ensemble di chitarre del CFM diretto dal Maestro Gian Paolo Lopresti. Appuntamento realizzato in collaborazione con l’Ufficio Pastorale Migranti, Scuola Popolare di Musica Torino, Centro di Formazione Musicale Torino.
In occasione della Giornata Internazionale della Donna, abbiamo proiettato nell’aula magna del Liceo Berti un film che è stato in concorso all’ultima Settimana internazionale della Critica di Venezia, About Last Year di Dunja Lavecchia, Beatrice Surano e Morena Terranova. La sala era piena e le autrici hanno discusso a lungo con la platea di studentə: abbiamo il piacere di riportare alcuni commenti scritti da due studentesse del Liceo. Buona lettura!
È proprio vero che a volte le cose inaspettate sono le migliori. Non era prevista per la nostra classe la partecipazione alla proiezione di questo film, ma dopo averlo visto, posso dire che sono davvero contenta di avere avuto questa opportunità. Ho trovato About last year un film dinamico che, raccontandoci la storia delle tre protagoniste, e permettendoci di seguire da vicino il loro percorso di crescita individuale e il loro rapporto di amicizia, ci fa entrare in contatto con la vita di queste giovani in una maniera totalmente innovativa. Questo perché, oltre a concentrarsi sulla vita familiare, universitaria e lavorativa delle ragazze, ce le mostra in quello che loro considerano il loro porto sicuro, dove possono esprimere sé stesse liberamente, ovvero la scena ballroom, della quale in Italia non si parla quasi mai, ma che in realtà è energica, vivissima, popolata da persone che lì sentono di poter essere loro stessi senza dover dare alcuna spiegazione. Durante la visione del film ho avuto l’impressione di venire presa per mano dalle registe, e di venire introdotta con garbo nella vita delle tre giovani. Mi sono sentita come se l’immagine ripresa dalla fotocamera fosse in realtà ciò che i miei occhi stavano guardando in quel momento; non ho sentito una barriera che separava me e le ragazze anzi, mi sono sentita incredibilmente vicina a loro. Più volte durante la proiezione mi è capitato di voltarmi verso le mie compagne e dire: “Ma parlano proprio come noi”, e questo credo sia uno dei punti di forza di questo film; è concreto, racconta la storia di ragazze proprio come noi, e ci fa sentire come se fossimo loro amiche, tanto che alla fine viene da chiedersi come possa essere la loro vita adesso, e se sono felici.
Chiara Sacchetto, studentessa del Liceo Domenico Berti
About last year è un film di Dunja Lavecchia, Beatrice Surano e Morena Terranova, il quale è stato prodotto nel 2023. Tre registe per tre protagoniste, ovvero Letizia Nacci, Giorgia Oliverio, Celeya Fiorucci. Il film ci è stato presentato l’8 marzo nell’aula magna del nostro Liceo Domenico Berti, dove abbiamo avuto il piacere di aderire alla visione del film ma anche ad avere un confronto con le registe che lo hanno girato.
Trama. Il docufilm racconta di tre giovani ragazze tra i 20 e i 27 anni che stanno affrontando il mondo che le circonda, ognuna con i propri ideali e le proprie passioni. Ma ce n’è una che le accomuna, ovvero la danza delle ball room. Le tre giovani amiche si cimentano nella creatività e nella fantasia di questo ballo, mettendo in mostra le loro vere personalità. Grazie alla musica, ai colori e alle danze riusciamo a entrare in questo universo nascosto ma non troppo della vita torinese. Questo film molto giovanile, descrive perfettamente i primi passi di tre ragazze con caratteri molto diversi che si stanno cimentando nell’avviare la loro vita adulta. Oltre ai loro caratteri anche i loro interessi e i loro corpi sono molto diversi, incarnando perfettamente la bellezza della donna e soprattutto mostrando un segno di inclusione mettendo il corpo non come oggetto ma come soggetto.
Il valore della donna. Il femminismo è uno dei temi centrali del film, anche se non se ne parla in modo esplicito viene mostrato attraverso la forza, l’amore e il coraggio che le ragazze mostrano. Il tema del femminismo è un tema che fa parte della nostra società ormai da tantissimi decenni e al giorno d’oggi anche grazie ai social, si sta riuscendo sempre di più a trasmettere e invogliare questo movimento. Cercando di riassumere il significato della parola, potremmo definirla come: un movimento per i diritti delle donne, che critica le norme tradizionali di genere e promuove parità economica, civile e politica.
La cultura Ball. Con i termini ball culture, house system, ballroom community, si identifica un sottoinsieme della cultura LGBt nato nella comunità afroamericana degli Stati Uniti e caratterizzati dalla partecipazione a competizioni delle ball, cioè “balli”. Durante queste competizioni alcuni partecipanti sfilano, altri ballano, altri competono in modalità di “drag queen” e “drag king”, secondo categorie stabilite per emulare altre identità di genere. Le ball sono un tratto della sottocultura newyorkese che unisce gay afroamericani, ispanici e donne transgender, che sfilavano in “drag” sfidando le leggi che vietavano loro di indossare abiti appartenenti al genere opposto.
Un mondo “alternativo”. Il mondo rappresentato nel film è un mondo moderno, pieno di musica e di colori ma anche di paure e insicurezze che accompagnano la vita di ogni giovane donna, la quale deve confrontarsi con i pregiudizi e con le disuguaglianze di una società che non è ancora pronta ad accettare e comprendere il suo potere. Da un punto di vista artistico il film sembra quasi di portarci in un’altra dimensione grazie alla musica “psichedelica” e ai colori sgargianti, in contrasto con la nostra realtà quotidiana grigia e spenta, la quale sembra reprimere il nostro vero essere.
La libertà. Penso che la storia delle tre giovani donne raccontate in About last year abbia colpito almeno il cuore di chi la visto, per la semplicità degli avvenimenti raccontati e dei personaggi che permette di immedesimarsi in loro. La parola che utilizzerei per descrivere questo film è “libertà”; una parola che può sembrare banale, ma che realtà ritroviamo molto spesso tra i desideri di noi ragazze in tutte le sue sfumature.
Una verità pura Quella raccontata nel film è l’arte della libertà di esprimersi, delle emozioni e dell’inclusione, che permette alle nostre protagoniste di far venire alla luce la loro vera essenza. About last year è un inno alla donna moderna, per il fatto che nella sua semplicità e nella quotidianità dei fatti raccontati viene enfatizzato cosa vuol dire vivere nel corpo di una donna in un mondo maschile: non c’è niente di fantastico, ma solamente una verità pura nella quale molte se non tutte le giovani si possono ritrovare.
Il film ci è stato presentato l’8 marzo nella giornata internazionale della donna e devo dire che sono stata gradevolmente sorpresa: questo giorno non è mai stato abbastanza onorato, e ho sempre avuto l’impressione che nelle scuole fosse celebrato senza il suo vero spirito. L’8 marzo si basa sulla forza e sulla libertà femminile, valori che ho visto rappresentati perfettamente nel documentario About last year. Ci terrei a ringraziare il Collettivo Siamo Elvira per averci dato l’opportunità di aderire alla visione di questo docufilm ma anche alle tre protagoniste che in un modo o nell’altro sono riuscite a lasciare una traccia nel cuore di tutti. Un ringraziamento speciale va all’ AMNC che mi ha dato l’opportunità di scrivere questa recensione con l’aiuto della mia compagna di classe Miriam Fichera. Consiglierei la visione a tutti indipendentemente dal sesso e dall’età, soprattutto perché mi sembra il modo più reale e sincero per descrivere quello che è il femminismo oggi, quello che è sentirsi e vivere da donna con tutte le sue bellezze e le sue difficoltà.
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